cultura
Prof piacentina in missione in Finlandia: «Divario abissale con la scuola italiana»
«Gli istituiti finlandesi sono estremamente moderni, rilassanti, efficienti, stimolanti e innovativi». A duemilaottocento chilometri da Piacenza si atterra su uno stratosferico “pianeta scolastico”, che la docente di inglese Emanuela Sbordi, con cattedra nella scuola media di Vigolzone, ha avuto il piacere di visitare per una settimana come referente del progetto Erasmus Plus. «Dal 4 al 10 febbraio sono stata ad Eura, un comune situato a sud-ovest della Finlandia, per un’attività soprannominata job-shadowing, che consiste nell’osservare il lavoro dei colleghi, scambiare buone pratiche d’insegnamento, acquisire competenze e arricchirsi reciprocamente».
«Lì i primi dieci minuti di lezione vengono dedicati alle nozioni teoriche, dopodiché si passa all’applicazione pratica: l’insegnante dà semplici istruzioni e i ragazzi si organizzano individualmente, a coppie o in gruppi. Le ore durano settantacinque minuti, al cui termine ciascun alunno espone ai compagni di classe i risultati raggiunti e le ricerche effettuate. I laboratori sono spaziosi e super-attrezzati, per esempio con la falegnameria o le cucine. I bambini imparano a far da mangiare, a lavare i panni, a stirare, a lavorare la maglia o a sagomare il legno, inserendosi nel mondo reale con una maggiore facilità», racconta estasiata la prof. Sbordi. «Le strutture, simili tra loro, sono tutte dotate di tecnologie avanzate. In ogni aula ci sono una lavagna interattiva, una lavagna bianca con pennarelli, due schermi touch con computer incorporato e una “document camera” per digitalizzare gli oggetti. Non usano la carta o i quaderni, ma solamente gli smartphone, i tablet e i laptop. Gli studenti possono ascoltare la musica con gli auricolari, andarsi a coricare sui divani in classe, muoversi nei corridoi e sedersi in salotti arredati. Nessuno fa il furbo, visto che poi deve presentare gli approfondimenti svolti. Hanno una tale serietà e maturità che risulta difficile ricorrere alla punizione».
Nella scuola media di Vigolzone si sperimenta l’uso del cellulare
«In Italia invece», prosegue, «viviamo in una situazione disastrosa. Le lavagne coi gessi spesso non hanno il cancellino, e siamo costretti a pulire la superficie con gli stracci umidi o i fazzoletti. Le L.I.M. si trovano solo nella metà dei locali scolastici. Con un po’ di fortuna, magari, si intravedono le palestre per la ginnastica e le aule d’arte. Le lezioni si svolgono principalmente in modo frontale», cioè la trasmissione dei contenuti è affidata esclusivamente all’esposizione dei docenti. Emanuela Sbordi, però, vuole farsi alfiere di una nuova metodologia ispirata al modello finlandese: «Ieri ho permesso ai miei alunni di esercitarsi in gruppo su alcune regole grammaticali anche con il cellulare. Sono stati entusiasti dell’idea, la maggioranza di loro non ne ha approfittato, anzi, c’è stato più silenzio che nella normalità. Questa novità li ha gasati. Teoricamente, secondo i regolamenti della dirigenza, dovremmo sequestrare il telefonino a chiunque non lo riponga spento nello zaino».
La prof. Sbordi ha appuntato «confidenza e rispetto tra gli insegnati e gli allievi. Tutti i ragazzi chiamano con il nome di battesimo i docenti. Quest’ultimi non subiscono le interferenze delle famiglie e sono considerati una categoria prestigiosa. Si respira un’atmosfera tranquilla e cordiale, in cui nessuno alza la voce». Un’attitudine da sottolineare, osservando gli episodi alla ribalta della cronaca nella provincia di Piacenza, dove una professoressa – dopo esser stata colpita ripetutamente a un braccio da uno studente di prima media – è stata ricoverata al pronto soccorso.
«In Finlandia non esiste lo stress, perché ogni settantacinque minuti si svolge un intervallo di un quarto d’ora, in cui si può giocare a hockey, a calcio, sciare o passeggiare. Gli alunni durante le lezioni si tolgono le scarpe e rimangono in ciabatte: la scuola, infatti, è pulitissima. L’obiettivo principale è vincere la noia e, dunque, aumentare la produzione. Sembra muoversi tutto a rallentatore, ma in realtà questo Paese corre veloce, classificandosi al primo posto mondiale per livello d’istruzione».
La docente piacentina, inoltre, ha assistito a un corso di italiano. «Se da un lato sono felice che nel 2018 qualcuno decida di studiare la nostra lingua, giudicando l’Italia un luogo di grande bellezza, dall’altro mi si stringe il cuore a immaginare questi giovani turisti ingenui e ignari, con la cartina in mano e tanto entusiasmo, nelle vie disordinate e sui bus affollati delle nostre città», si rammarica. «Tornare a Piacenza è stato come ripiombare da Marte sulla Terra».