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Alternativa Piacenza, il gruppo d’azione che interverrà dove le istituzioni latitano

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Laddove le istituzioni arrancano o latitano, sono i cittadini a intervenire. O almeno, questo sarebbe il progetto della neonata associazione “Alternativa Piacenza”, «con una linea di azione concreta che, non limitandosi a condividere su Facebook i problemi della gente, risanerà le situazioni di scontento sociale». In che modo? «Per esempio, le persone potranno segnalarci le macchine abusive nei posteggi per disabili, e noi, invece di allertare i vigili e causare una multa che provoca rabbia, avvolgeremo il mezzo con un nastro adesivo pieno di faccine sorridenti per spronare alla riflessione». Perché, come Zorro marcava sulla pelle dei nemici la sua inconfondibile lettera Z, questo «nucleo d’azione» vuole farsi riconoscere attraverso il simbolo dello smile.

A presentare l’idea è il referente di “Alternativa Piacenza” Eugenio Carli, un ragazzo di ventidue anni con un fardello pesante sulle spalle: «Ho perso mio padre a sedici anni. Dopo quel tragico avvenimento, avrei potuto abbandonarmi alla droga o alla microcriminalità. Ma ho preso in mano la mia vita, mi sono diplomato e iscritto alla facoltà di scienze della formazione. Oggi lavoro come macellaio. Le difficoltà esistono, ma vanno affrontate con grinta, cercando un’alternativa al pessimo modo di vivere offerto dalla società».

Da chi è composta la vostra associazione?

«Siamo un gruppo di giovani che ritiene Piacenza una città desolata e trascurata dalle istituzioni, perciò vogliamo offrire una soluzione attiva. Partiamo dal basso, siamo ragazzi che provengono dagli ambienti dello stadio e della periferia: conosciamo la solitudine di chi ha problemi seri. Cerchiamo di dare anche un appoggio morale ai bisognosi».

A quali scenari tristi vi riferite?

«Tutte le piazze d’Italia sono sempre affollate e piene di eventi, mentre Piazza Cavalli nel week end è deserta. Dovrebbe essere l’emblema della collettività».

E voi come potreste migliorare questa condizione?

«Risveglieremo il centro storico, le piazze e le aree verdi, organizzando dei piccoli punti di ritrovo e aggregazione. Ho in mente una “pomeriggiata” al Parco della Galleana, dove potrebbe tenersi un grande picnic con del buon vino rosso piacentino e delle fette di salame. Siamo convinti che si creerà un sistema alternativo e si comprenderà l’importanza di altri valori nella vita di tutti i giorni, che spesso sono quelli più semplici».

Non occorrono dei finanziamenti economici per queste iniziative?

«No, non per forza. Pochi giorni fa abbiamo consegnato alla Croce Rossa una raccolta benefica di indumenti e beni di prima necessità per i senzatetto, completamente promossa sul web a costo zero».

A quali altri mezzi vi affiderete?

«Utilizzeremo soprattutto i social network: internet è il futuro. Diventeremo un punto di riferimento diverso dalle istituzioni, che hanno tempi di risposta eccessivamente lunghi, inefficaci e farraginosi. I cittadini possono lamentarsi e segnalare una problematica, la nostra associazione valuterà la tipologia di operazione».

Com’è nato il progetto di “Alternativa Piacenza”?

«L’idea è sorta da una sensazione precisa: quella di diversità dal sistema. Siamo agli antipodi di questa società che ci vorrebbe preimpostati per vivere la quotidianità, come dei robot».

Avete dei buoni rapporti con l’Amministrazione comunale?

«Adesso non vogliamo rapporti con le istituzioni. Agiamo in modo indipendente. Se in futuro si presenteranno occasioni di collaborazione con il Comune, le accetteremo secondo i nostri ideali».

Non vi spaventa il “piacentino medio” che preferisce restare in disparte?

«No, anzi, il “piacentino medio” con la tipica mentalità chiusa invoglia a intraprendere questa sfida. Non abbiamo nemici, non facciamo politica e non contestiamo nessuno, ma proponiamo essenzialmente un’altra opzione. La politica è un circolo vizioso lontano dalle istanze reali della gente. “Alternativa Piacenza” era in stazione con i clochard, a fianco dei volontari della Croce Rossa. Chi dovrebbe rappresentarci invece era assente».

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.