politica
Biotestamento, Polledri: «Meno libertà». Replica Giovanna, affetta da sindrome rara
I cittadini che desiderano depositare le proprie disposizioni anticipate di trattamento sanitario in previsione di un’eventuale incapacità di autodeterminarsi possono farlo – senza oneri neppure di bollo – fissando un appuntamento con l’Ufficio di Stato civile comunale.
A Piacenza il testamento biologico è diventato realtà. I cittadini che desiderano depositare le proprie disposizioni anticipate di trattamento sanitario (DAT) in previsione di un’eventuale incapacità di autodeterminarsi possono farlo – senza oneri neppure di bollo – fissando un appuntamento con l’Ufficio di Stato civile comunale. Può essere nominato un fiduciario, che farà le veci del sottoscrittore e lo rappresenterà nelle relazioni con il medico. Il funzionario comunale non può partecipare alla redazione della DAT e non può fornire informazioni in merito al contenuto della stessa, ma si limita a verificare i presupposti della consegna. È una legge discussa da anni in Parlamento, tanto attesa quanto criticata dagli schieramenti politici più tradizionalisti.
Sul quotidiano Libertà, l’assessore con delega alla famiglia Massimo Polledri, in quota Lega Nord, ha disapprovato l’introduzione nazionale del diritto al biotestamento. “Nelle scorse settimane, la Corte d’Assise di Milano ha deciso di trasmettere gli atti alla Consulta affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio nel processo a Marco Cappato, imputato per la morte di dj Fabo. Questo evento potrebbe rappresentare un precedente rilevante nella giurisdizione in materia di fine vita. L’ordinanza milanese, infatti, prefigura uno scenario che va in direzione di un riconoscimento dell’aiuto e dell’istigazione al suicidio: un tassello aggiuntivo a quello già predisposto con la legge sulle DAT, con la quale si impone la morte a quelli che sono considerati dei scarti, provando a far scattare così l’equazione solidarietà uguale aiutiamoli a morire. Una legge sulla quale si erano espressi anche 250 giuristi, con un appello nel quale viene evidenziata la compromissione del rapporto di fiducia fra medico e paziente, fondato da millenni sul giuramento di Ippocrate in vista del bene-salute dell’ammalato. […] Per questo, anche nel nostro Comune, la mia coscienza è in contrasto con questa legge che dovrebbe farci trovare pronti ad accogliere le richieste dei cittadini agli sportelli per consegnare la DAT. […] Si confonde l’accanimento terapeutico vietato dalla legge e non praticato con l’eutanasia o l’emissione di cure essenziali”, conclude Polledri. “Non vedo fuori dagli ospedali le file per compilare le DAT, vedo le file per fare una mammografia o una Tac. Non saranno più liberi i piacentini, ma più in pericolo”.
Giovanna Sivelli, malata di sensibilità chimica multipla, una rara patologia che rende intollerante a qualsiasi agente chimico, ha scritto una lettera pubblica in risposta all’assessore Polledri. “Egregio assessore, volevo fare alcune considerazioni circa il suo intervento a proposito delle DAT. Forse lei non ha mai dovuto fare scelte riguardanti suoi familiari come invece è successo a me. Mia mamma, a seguito di un arresto cardiaco, rimase totalmente paralizzata. Il medico del pronto soccorso mi fece presente la situazione e mi chiese in che modo procedere. La mia decisione fu che venisse curata, pur sapendo che, se avesse potuto scegliere, non avrebbe mai voluto vivere in quella situazione. Il buon Dio, che vede e provvede, dopo pochi giorni pose fine a quello strazio. Conosco familiari di persone anziane che giacciono in stato vegetativo da decenni e penso che anch’esse non accetterebbero quella non vita. La prossima settimana, prenderò appuntamento nell’ufficio preposto e aderirò alle DAT, poiché la sensibilità chimica multipla di cui soffro da circa due anni è una gravissima malattia semi-sconosciuta e inguaribile, per la quale non sono mai state svolte ricerche”, prosegue Giovanna Sivelli. “Preferisco dichiarare le mie volontà ora, al fine di evitare ai miei familiari una scelta che non sarebbero in grado di fare e per la quale si pentirebbero per il resto dei loro giorni. La mia è una scelta d’amore e di libertà: non mi reputerò mai uno scarto, semplicemente non desidero soffrire inutilmente. Secondo me, la vita è un contratto di lavoro a tempo determinato, con durata variabile, non rinnovabile. Anche se mi licenzio qualche tempo prima del previsto (poiché in fin dei conti si tratta di questo) spero di essere perdonata dal Padrone, dopotutto un po’ di riposo extra non fa male… Con questi sentimenti, la saluto cordialmente”.