cultura
Sumaya agli studenti del Gioia: «L’Islam fa parte della tradizione europea»
«Sostenere che l’Europa abbia radici cristiane, e che quindi gli “ospiti” debbano adattarsi a esse, è scorretto. L’Islam fa parte della tradizione di questo continente, specialmente nel Sud Europa».
Qual è il ruolo delle religioni nell’Europa del futuro? La scorsa settimana, nell’auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il teologo cristiano Brunetto Salvarani e la sociologa islamica Sumaya Abdel Qader – nota anche per essere la “consigliera comunale col velo” a Milano – hanno riflettuto ad alta voce di fronte a un centinaio di studenti del liceo Gioia.
«In questo momento storico sta avvenendo l’estremizzazione di ogni concetto, alimentando la conflittualità e la perdita di certezze. Il mondo mussulmano sta costringendo l’Occidente a porsi tante domande. L’Islam non è vissuta da tutti i credenti (circa un miliardo e mezzo) allo stesso modo. Lo Stato italiano non ha mai siglato accordi ufficiali con l’Islam. Questo è un problema. È vero, non esiste una figura di riferimento con la quale dialogare», ha ammesso Sumaya, «ma ciò permette a ogni mussulmano di seguire la propria scuola di pensiero. In Italia, inoltre, per noi è complicato pregare: esistono circa 1.300 luoghi di culto, ma solo cinque sono riconosciuti dalle istituzioni a causa di norme burocratiche farraginose. Questo Paese, perciò, può davvero definirsi laico?».
«La laicità è vissuta molto diversamente ovunque. La Francia ha una legge laicista che esclude e annienta tutti i simboli religiosi dai luoghi pubblici, imponendo alle persone di omologarsi. Ciò porta a reazioni significative, dato che i cittadini si sentono esclusi, si chiudono in se stessi e si allontanano dallo Stato. Numerose ragazze francesi non vanno a scuola perché non possono indossare il velo», ha proseguito la relatrice, esperta di multiculturalità. L’Islam è una religione buona o cattiva? «Mi batto affinché prevalga la lettura positiva. Di recente è stata utilizzata per giustificare ideologie folli e istanze contro le donne. Ma le strumentalizzazioni religiose non possono diventare un alibi per favorire il protezionismo e il nazionalismo. Sostenere che l’Europa abbia radici cristiane, e che quindi gli “ospiti” debbano adattarsi a esse, è scorretto. L’Islam fa parte della tradizione di questo continente, specialmente nel Sud Europa. Sono stata eletta consigliera comunale a Milano, in mezzo a enormi polemiche per aver portato la mia soggettività mussulmana in un luogo pubblico. Esistono due pesi e due misure: non infastidisce il crocifisso sulla parete di palazzo Marino, ma scandalizza il tipico hijab sulla mia testa».
Per Brunetto Salavarani in Italia si starebbe verificando «un depotenziamento della politica, sostituita nel dibattito dalla religione. Il ruolo della Chiesa cattolica, nel nostro Paese, ha alcuni aspetti paradossali. Da una parte, la gente non va a messa, non frequenta le parrocchie e molti giovani abbandonano il percorso spirituale dopo la cresima. Non a caso, si parla di “generazione incredula”. Dall’altra, però, è stata inventata una religione civile e nazionalista, che esalta le radici cristiane dell’Europa e l’identità di un Paese basata sul Credo. Questa direttrice rischia di far perdere al cristianesimo il suo elemento fondamentale: l’umiltà». Salvarani ha invitato la stampa a «non parlare delle religioni solo quando vengono distorte per compiere azioni negative».