cultura
Cinema Corso, Rampini: «Negli anni non c’è stato abbastanza sostegno dal Comune»
Stasera al cinema Corso esordirà la rassegna Mondovisioni, che – nell’ambito del progetto curato dall’associazione Cinemaniaci – continuerà il 22 marzo al Politeama e il 29 marzo al Jolly.
«I cinema in centro sono un presidio di sicurezza: alla sera, chi esce per guardare un film cammina per le strade e mantiene vive le zone della città. Negli anni, il Comune non ha mai aiutato abbastanza i cinema. Le amministrazioni potrebbero sostenere alcune rassegne o includere le proiezioni tra le offerte dei grandi eventi culturali». A monte della verace considerazione di Natalia Rampini, proprietaria del cinema Corso dal 1994, c’è il paradosso che starebbero attraversando le sale: «I nostri esercizi non vengono considerati come attività culturali. Di fronte a un film, però, gli spettatori apprendono concetti che altrimenti non approfondirebbero. I documentari storici funzionano perché permettono di contestualizzare i periodi passati, a volte ancor più rispetto alla scuola o ai programmi televisivi. Nel 2016, “Fuocoammare” ha incollato le persone al grande schermo, fotografando la drammaticità degli sbarchi dei migranti a Lampedusa».
Comincia la rassegna di docufilm Mondovisioni
Stasera al cinema Corso esordirà la rassegna Mondovisioni, che – nell’ambito del progetto curato dall’associazione Cinemaniaci – continuerà il 22 marzo al Politeama e il 29 marzo al Jolly. Alle 18.30 verrà trasmesso il docufilm Jaha’s promise di Patrick Farrelly e Kate O’Callaghan sulla mutilazione genitale femminile, mentre alle 21.30 sarà il turno di Entre os homens de bem di Caio Cavechini e Carlos Juliano Barros sulle rivendicazioni LGBT in Brasile. «È la prima volta che collaboriamo con gli altri cinema piacentini. In tanti conoscono Mondovisioni, l’idea è stata ben accolta: speriamo venga premiata dalle presenze», auspica Rampini. «Noi siamo una sala di qualità, pertanto questo filone ci appartiene. A Piacenza i film non hanno sempre successo. È un panorama particolare, che va sensibilizzato enormemente a livello culturale. La Fondazione di Piacenza e Vigevano finanzierà tutte le date, anche se l’ingresso agevolato a tre euro probabilmente non consentirà di coprire i costi. È un investimento a lungo termine».
Il cinema Corso tra passato e presente
Il “cinema Italia” aprì i battenti nel giugno 1919 nell’allora strada San Raimondo (l’attuale corso Vittorio Emanuele), all’angolo con vicolo Tempio, con una sala in assoluto stile liberty. Nel 1937, venne acquistato da Carlo Leopardi, che quattro anni più tardi lo ribattezzò “cinema Corso”, abbandonando le balaustre floreali e i fregi ornamentali. Per oltre mezzo secolo non si è spostato dal centro cittadino. Nel frattempo, di fronte alla sua vetrina, il volto di Piacenza e le abitudini dei piacentini hanno subito cambiamenti radicali. I mezzi di trasporto, per esempio, non sono più gli stessi: oggi non essere comodamente raggiungibili in macchina può causare l’allontanamento dei clienti. «Il parcheggio è un problema. Disporre di posti auto vicini sarebbe importante. I locali, i bar e i ristoranti dovrebbero tenere aperto di sera, attraendo così i giovani in centro». La sfida infatti si gioca sul ricambio generazionale: «Le sale d’essai hanno un pubblico adulto. Insieme alle istituzioni locali, bisognerebbe disegnare un contesto adatto per attirare i ragazzi e le ragazze. La sinergia con le scuole è un tassello chiave. Magari, come succede in varie forme a Parma», conclude Rampini, «il Comune potrebbe pagare parte del biglietto per serate specifiche e di interesse».