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Dove spendere i Bitcoin? A Piacenza e Fiorenzuola i primi negozi abilitati

Nel territorio piacentino da qualche mese è possibile acquistare i capi d’abbigliamento con la criptovaluta più diffusa al mondo. Finora, però, nessun cliente ha comprato vestiti attraverso i Bitcoin. 

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Qui s’accettano pagamenti in contanti, carta di credito, bancomat o… Bitcoin. Nel territorio piacentino da qualche mese è possibile acquistare i capi d’abbigliamento con la criptovaluta più diffusa al mondo. I negozi “Exelle” nel centro storico cittadino e a Fiorenzuola d’Arda sono abilitati a incassare le monete digitali (di cui non si conosce ancora abbastanza). «Ho scaricato un portafoglio virtuale sul quale depositare le transazioni», spiega il titolare Massimo Tirelli, che ha attrezzato i propri punti vendita dopo un’attenta osservazione del fenomeno. Finora, però, nessun cliente ha comprato vestiti attraverso i Bitcoin.

Per i commercianti, le criptovalute potrebbero diventare una «via di fuga» dalle commissioni bancarie e dall’ultra-tassazione. «Il potere d’acquisto dei Bitcoin è esteso nel mondo: hanno un sistema criptato difficile da alterare o distruggere. Non sono in mano a nessuna banca, ma esclusivamente al meccanismo di domanda e offerta», evidenzia Tirelli. «Per le piccole attività i costi bancari sono troppo alti. Si fa credere al consumatore che ci siano dei vantaggi a usare le carte di credito. Ma agli imprenditori i soldi arrivano dopo, comportando un ulteriore costo per contabilizzarli che si riversa sul prezzo del prodotto finale».

In questa logica, i Bitcoin – una delle quasi millequattrocento criptovalute esistenti – potrebbero rappresentare il futuro. «È un pianeta ancora tutto da scoprire, al quale guardo con interesse e curiosità. Qualcuno, vedendo la vetrofania con scritto “Bitcoin accepted here”, mi ha chiesto cosa siano. In molti invece li posseggono, ma per ora preferiscono non spenderli sperando che crescano ulteriormente», riscontra il proprietario di Exelle. In sintesi, i Bitcoin sono una moneta non reale, con la quale tuttavia si possono comprare anche oggetti tangibili. La creazione e lo scambio di questa moneta avvengono secondo il protocollo informatico peer-to-peer. Chiunque può coniarla ma esiste un tetto massimo di Bitcoin coniabili stimato in ventuno milioni. Il loro valore ha subito un’impennata: da aprile 2016 a gennaio 2018 è passato da poco meno di quattrocento euro a oltre novemila euro. Per molti i Bitcoin non hanno un futuro poiché non sono facilmente regolarizzabili. Per altri però sarebbero una rivoluzione irreversibile.

Rovereto, la “Bitcoin Valley” così diversa da Piacenza

La circolazione della criptovaluta a Piacenza sembrerebbe più lenta rispetto ad altre città italiane. Rovereto, un comune di 40mila abitanti nella provincia autonoma di Trento, è stato soprannominato la “Bitcoin Valley d’Italia”. Infatti, vi sono più di trenta luoghi fisici in cui spendere la moneta virtuale. Sono stati aperti anche gli sportelli “Comproeuro” dedicati alla compravendita della criptovaluta, reinterpretando il concetto dei “Comproro” dove normalmente si portano oggetti antichi e preziosi per ricevere in cambio qualcosa di più moderno. In Trentino è nato anche uno dei primi casi in Europa di ente pubblico che si affida, per il pagamento di un servizio, ai Bitcoin: gli studenti della Vallagarina possono acquistare i buoni pasto con le monete digitali.

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.