cultura
I “baby-esploratori” della Don Minzoni alla scoperta del centro storico
Due classi quinte della scuola elementare Don Minzoni hanno sfidato la modernità: mercoledì scorso, gli alunni sono stati guidati dall’architetto Alessandra Bonomini nel centro storico di Piacenza per scoprire e annotare i dettagli del passato.
Perfino la penna e il taccuino hanno rappresentato una nuova esperienza. Per i bambini nati nell’ultimo decennio, i così detti “nativi digitali” svezzati con lo smartphone in mano, le cose più vicine sembrerebbero quelle più lontane. Se da una parte hanno il mondo a portata di clic, dall’altra arrancano sulla conoscenza della propria città. Due classi quinte della scuola elementare Don Minzoni hanno sfidato la modernità: mercoledì scorso, gli alunni sono stati guidati dall’architetto Alessandra Bonomini (autrice di “Piacenza a naso in su e qualche volta in giù” – Ed. Officine Gutenberg) nel centro storico di Piacenza per scoprire e annotare i dettagli del passato.
«Abbiamo organizzato vari interventi preparatori con i bambini, elencando gli elementi caratterizzanti di Piacenza in epoca romana. In classe, ognuno ha una mappa della città. Descriveremo Piacenza ai colleghi internazionali», ha dichiarato l’insegnate Marisa Badini, referente del progetto “Mistery of History”, un’iniziativa del programma Erasmus Plus che favorisce l’interazione tra le scuola croate di Solin e Primorski Dolac, una slovena di Ptuj, l’Istituto Comprensivo di Ferrara e l’Ottavo Circolo di Piacenza. La docente, prima di questa uscita didattica (sostenuta dal Comune con il programma “Liberi di muoversi”), ha approfondito il patrimonio storico locale sui banchi scolastici.
Immagazzinata la teoria, quindi, gli alunni sono stati messi alla prova sul campo. All’ombra del Gotico, l’architetto Bonomini ha svelato che pochi giorni fa è stato festeggiato il compleanno del palazzo: la prima pietra fu posata il 16 aprile di 737 anni fa. «Com’è vecchio», ha commentato con stupore un baby-esploratore, incuriosito dalle parole “trifore” e “merli”, cioè gli elementi architettonici presenti sulla facciata dell’edificio. «Il volto della piazza è cambiato sostanzialmente con i due cavalli del Mochi, risalenti al Seicento», ha continuato l’esperta, proponendo una sfida: «Chi di voi riesce a trovare più lupe in piazza, simbolo della fondazione romana di Piacenza?». E via a correre sull’area pavimentata, scovando più lupe di quante si possa pensare: addirittura quindici, incise sulle colonnine o scolpite sulle basi delle statue equestri.
Anche la riga tracciata in diagonale su Piazza Cavalli ha dato uno spunto ai giovanissimi. «Questo solco indica il nord e corrisponde allo gnomone. Sul Palazzo del Governatore vi sono due orologi solari: la meridiana e un calendario che funziona con le ombre; sul tetto si trova la rosa dei venti con i punti cardinali», ha semplificato la Bonomini.
Spostandosi sotto i portici del Gotico, rigorosamente (o quasi) in fila per due, i bambini hanno potuto notare i calchi di un mattone e di un coppo ricavati su una colonna del Gotico: «Fungevano da modello per riprodurre i manufatti nelle dimensioni esatte», ha delucidato l’architetto. Sul sagrato del Duomo, hanno visto i fossili inglobati nelle pietre che furono utilizzate nel dodicesimo secolo per erigere la cattedrale. E di fronte alla basilica di San Francesco, tra i banchi del mercato, le classi hanno risolto un altro mistero: i due fori sulla facciata della chiesa servono a non far crollare la struttura in caso di forte vento. «Cos’avete imparato oggi?», ha domandato al gruppo la Bonomini. «A essere curiosi», ha ribattuto qualcuno con un po’ di timidezza. Infatti, anche se Google spesso dà l’impressione di poter soddisfare qualsiasi richiesta, le risposte migliori nascono dalla curiosità più genuina.