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Come si vive a Piacenza? Le risposte dei piacentini al questionario di Sportello Quotidiano
Di Piacenza si apprezza soprattutto la «discrezione». È uno dei complimenti più frequenti che i piacentini rivolgono alla propria città. Emerge – insieme a tanti altri spunti – dal questionario di Sportello Quotidiano proposto ai lettori tre settimane fa. Foto di Marco Caviglioni.

Di Piacenza si apprezza soprattutto la «discrezione». È uno dei complimenti più frequenti che i piacentini rivolgono alla propria città. Emerge – insieme a tanti altri spunti – dal questionario di Sportello Quotidiano proposto ai lettori tre settimane fa. Ecco una sintesi delle numerose risposte inviate dagli utenti (trattate in modo anonimo).
Cosa ami della tua città?
«La sontuosità, la calma, la storia, la bellezza senza appariscenza, l’architettura, il patrimonio artistico e la cucina». E poi, tra i tratti peculiari, s’inneggia alla «laboriosità dei piacentini» e al «non essere esibizionisti». Per qualcuno, Piacenza è una «città poco rumorosa e vivibile», complici «la piccola dimensione» e «la vicinanza alla campagna». Il fascino è legato alla «posizione di confine: un po’ ligure, molto lombarda, ma anche emiliana».
Ritieni utile potenziare ed estendere la rete delle piste ciclabili?
Dal 2002, il Comune di Piacenza ha realizzato oltre sessanta tratti di piste ciclabili. Dal 2015, adattandosi al codice della strada, è stato sancito il divieto assoluto per le biciclette di procedere contromano in centro storico, come su tutto il territorio urbano. «Meglio stendere un velo pietoso», rispondono alcuni lettori, «bisognerebbe rimuovere e multare le auto che sono parcheggiate perennemente sopra i percorsi ciclabili». L’invito che va per la maggiore è quello di «mantenere in ordine le piste attuali, potenziando la zona dello stadio e la zona ovest della città». Un utente rimarca: «Quella di via Veneto è pericolosa, priva di segnaletica orizzontale nitida tra il marciapiede e la corsia per velocipedi».
In che stato percepisci la manutenzione e la pulizia stradale?
«Le buche sui marciapiedi fanno a concorrenza a Roma», evidenzia con ironia un cittadino. «Per Pasqua ho avuto ospiti dall’estero e mi hanno segnalato che le strade che portano in città sono una gruviera». Un lettore prosegue definendo «pessima» la pulizia: «Ogni sabato provvedo a pulire personalmente l’area adiacente al mio portone, meta di indefessi incontinenti».
Quanto ti senti sicuro a Piacenza?
«Ci abito dal 2001, non ho avuto personalmente alcun problema, ma preferirei – come in Inghilterra – vedere più forze dell’ordine sulle strade», propone una residente del centro storico. «Mi sento sicuro ovunque», aggiunge qualcun altro, «un po’ meno nelle zone periferiche dove manca l’illuminazione».
Come interverresti nel centro storico?
«Collocherei tanti cestini per l’immondizia». E ancora: «Il decadimento è costante. Provocatoriamente, dico che la soluzione per ravvivarlo è cacciare i commercianti dal centro. Un quartiere è fatto dalle persone che ci vivono, e non da chi alle 19 chiude lasciando il deserto dei tartari». «Bisogna far in modo che i bar possano come d’estate con proposte culturali interessanti e accattivanti», si legge nei resoconti spediti da alcuni utenti.
L’offerta culturale è sufficiente?
«La proposta culturale nell’ambito della musica colta e dell’arte contemporanea scarseggia. Mancano anche gli spazi adibiti a tali scopi. Il livello dei concerti è infimo rispetto anche solo a Parma. Non ci sono grandi locali e Piacenza è snobbata alla grande da qualsiasi tour». Ma per altri, «l’offerta culturale è ampia, occorre incidere sulla qualità dell’accoglienza della rete commerciale e dei pubblici esercizi. Sta migliorando rispetto ad anni fa: si dovrebbe concentrare l’energia sul folklore».
In quale periodo del passato si viveva meglio a Piacenza?
La maggioranza concorda sul periodo degli anni Ottanta e Novanta. Anche se un utente guarda al presente: «Non esiste un passato migliore. Il passato non torna. Bisogna vivere bene adesso». «Nel Cinquecento, ai tempi di Costanza Farnese», scherza un intervistato, «perché saranno anche stati gli uomini a scrivere la storia… ma senza le donne sarebbe stata una noia».
Cosa speri per Piacenza nel futuro?
«Che vengano piantate centinaia di alberi. Che si organizzino più eventi per coloro senza figli. Che venga fatto un parcheggio nel vallo del Daturi per eliminare le auto in città. Che aumenti l’apertura mentale dei piacentini. Che si verifichi il ricambio generazionale, con l’innesto di nuove culture (insomma, che accada ciò che il piacentino medio teme come la peste). Che si sfrutti la naturale tendenza dei giovani verso la ricerca del nuovo».
