curiosità
Rudere nel parco della Galleana: da fortino ottocentesco a rifugio notturno degradato
Da fortino ottocentesco a rifugio notturno per vagabondi. Tra i centomila metri quadri di prato al parco della Galleana, nel lato adiacente a via Manfredi svetta un edificio disastrato meta di senzatetto, tossicodipendenti ed esploratori urbani che di giorno s’infiltrano nei locali.
Questo fabbricato diruto e fatiscente, avvolto da piante e da graffiti più o meno creativi, presenta all’ingresso un avviso inequivocabile, scritto con un pennarello indelebile sullo schienale di una sedia di plastica: Non entrate, bastardi. All’interno, si trovano uno stenditoio con vestiti appesi, biciclette rotte (e probabilmente rubate), resti di spinelli, mangime per cani, ciotole, bottiglie di alcol, taniche, sigarette, portacenere, pneumatici, cavi scoperti. Sono significativi i posti letto raffazzonati in mezzo all’abbandono, con un materasso appoggiato per terra e alcune coperte sparse intorno. All’esterno, chi passeggia con il cane o porta i figli a giocare alla Galleana vede una struttura diroccata e scarabocchiata, con una scalinata inagibile sulla facciata laterale, il tetto ricurvo, la rete squarciata e lastre di ferro sul perimetro.
Il triste quadro appena descritto è il rudere di un fortino austriaco ottocentesco di proprietà del Comune di Piacenza, che l’ha acquisito dal Ministero della Difesa nel 2003. Lo studioso piacentino Claudio Gallini, sul blog “Ripensando Piacenza”, traccia la storia di questi avamposti militari in città: Il Ducato di Parma e Piacenza passò sotto il controllo austriaco in concomitanza del trattato di Vienna (18 novembre 1738) che sancì tra l’altro la fine dell’epoca napoleonica per far posto all’altissima Maria Luigia d’Asburgo. […] Gli stessi ordinavano la presenza fissa di una guarnigione austriaca presso la nostra città, perché giudicata una zona strategica ai fini militari. Il primo obiettivo delle truppe austriache fu quello di rimaneggiare il sistema difensivo locale che constava delle sole mura farnesiane, tra l’altro in pessime condizioni; cosicché si valutò di creare dei nuovi avamposti in grado di migliorare le tattiche difensive delle milizie asburgiche. […] Di questa grande serie di avamposti militari oggi ne rimangono ben poche tracce poiché nel 1903 un decreto sancì l’abolizione delle servitù militari a Piacenza decretando il decadimento delle stesse. Quello che oggi troviamo attorniato da vegetazione all’interno del Parco della Galleana, meriterebbe più attenzione per rivalutare la nostra storia, il nostro contributo all’unità d’Italia passato anche attraverso quei muri.
Insomma, mentre all’estero questo fortino ottocentesco sarebbe stato valorizzato come patrimonio storico locale, qui non è altro che un’area degradata in cui s’incunea il disagio sociale. Una catapecchia di fronte a cui le istituzioni latitano, pur essendo sotto gli occhi di tutti.
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