salute
«Cercasi sponsor per squadra di basket che integra disabili e normodotati»
Per trovare la definizione più vera del termine “sport” bisogna andare a cercare nei campionati paralimpici, dove l’aggregazione, l’inclusione sociale e la sana competitività non sono solo parole con cui lavarsi la bocca. La squadra piacentina di basket integrato “Special Dream Team”, che unisce giovani con disabilità e non, nutre il sogno dello sport accessibile a tutti. Anzi: lo mette in pratica ogni giorno.
«Il nostro team – fondato nel 2013 grazie a Franco Paratici, delegato provinciale del comitato italiano paralimpico – si allena al mercoledì e al venerdì nella palestra della scuola Mazzini. Vi sono due squadre: una ufficiale e l’altra detta promozionale. Quest’ultima, avendo un’elevata componente disabile, richiede un lavoro profondo di integrazione sportiva», spiega l’allenatore Stefano Rossi, coadiuvato dal collega Maurizio Marangon.
Lo “Special Dream Team” compete in quattro campionati interprovinciali e regionali. Per il quarto anno, si è appena aggiudicato la vittoria del titolo interprovinciale conteso da compagini lombarde, piemontesi ed emiliano-romagnole. In campo, accanto a un solo giocatore normodotato, vengono schierati ragazzi down, con ritardi mentali, problemi relazionali o schizofrenia.
Per continuare a condurre in serenità quest’importante opera, però, lo staff dello “Special Dream Team” ha bisogno di sponsor. «La situazione economica non è semplice. Chi può paga la quota d’iscrizione. Ci sono le spese per i trasporti, visto che i giocatori si muovono con due pulmini ogni fine settimana», constata il coach. Nessun allarme: le attività non corrono alcun rischio, ma sicuramente non guasterebbe un aiuto maggiore dal mondo privato.
La squadra è stata costruita e sostenuta dai genitori, che si sono reinventati come allenatori, dirigenti e presidente (Luigi Sartori) per dare ai figli l’opportunità di fare sport. Attraverso il basket integrato, hanno riscontrato nei giovani molti benefici. «Sono migliorati dal punto di vista cognitivo e relazionale. Nello spogliatoio devono rispettare regole precise: sanno che non possono andare fuori dalle righe», spiega Stefano Rossi. «A livello sportivo poi hanno imparato a palleggiare, correre, far canestro… Acquisire fiducia nella pratica di uno sport è un toccasana. Stiamo valutando anche il coinvolgimento di uno psicologo». Il processo di normalizzazione è la colonna portante di questa attività. Il basket integrato viene organizzato con le stesse modalità, gli stessi impianti e le stesse prescrizioni di tutto l’altro sport. È essenziale anche la continuità, perché gli allenamenti e le gare si protraggono per tutto l’anno assimilandosi alla società comune.