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Cinquanta piacentini armati di smartphone invadono Bastione Borghetto

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Ieri pomeriggio, Bastione Borghetto – aperto in via eccezionale dall’Agenzia del Demanio – è stato invaso da un esercito pacifico di Instagramers: cinquanta fortunati iscritti piacentini al celebre social network hanno visitato l’edificio sulle mura farnesiane, armati di smartphone e macchine fotografiche.

Si tratta della quarta Invasione Digitale a Piacenza, dopo quella del 2015 ai Musei Civici di Palazzo Farnese, quella dell’aprile 2016 al Collegio e alla Galleria Alberoni e quella del maggio 2017 a Palazzo Costa: lo spirito della manifestazione, che è nazionale e internazionale, è quello della riscoperta dei territori attraverso le potenzialità di internet e dei social media in particolare. L’evento, promosso su Facebook dalla pagina Sopra La Riga, è stato organizzato dalla community di Igers Piacenza gestita da Roberta Abbatangelo e Ambra Visconti.

L’invasione digitale, totalmente gratuita, ha permesso di visitare uno dei luoghi più spettacolari della città, in un percorso che ha unito le bellezze più note a quelle meno conosciute e raramente visibili al pubblico. Agli Instagramers è andato il compito di cogliere le suggestioni del Bastione di Porta Borghetto, fotografando e postando sul loro canale Instagram immagini e dettagli, raccontando la propria esperienza legata alla visita con gli hashtag ufficiali #invasionidigitali, #igerspiacenza e #bastioneborghetto. Le foto nelle prossime ore verranno raccolte in un album sulla pagina ufficiale di Igers Piacenza.

La storia di Porta Borghetto

Le mura di Piacenza, fatte erigere a difesa della città nel XVI secolo, oltre al loro indiscusso fascino artistico, possono essere considerate fra i capolavori dell’architettura militare a cui presero parte per la progettazione veri e propri maestri nella costruzione di fortificazioni, come Antonio da Sangallo il giovane ed il Sanmicheli. La costruzione delle mura iniziò nel 1525 per volere di Papa Clemente VII (nipote di Lorenzo il Magnifico) e terminò nel 1547 sotto i Farnese.

Degli oltre sei chilometri che circondavano l’impianto urbanistico cittadino ne sono rimasti circa quattro e mezzo, in seguito ai vari interventi demolitori che si sono succeduti a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento. Degli undici bastioni originari, solo due non sono più esistenti (Fodesta e San Lazzaro), facendo di Piacenza una delle poche città murate (in Emilia solo Piacenza e Ferrara).

Durante il Risorgimento, Piacenza, insieme a Parma e Guastalla, era passata sotto il protettorato austriaco nel 1822, in seguito al crollo dell’impero napoleonico. Il Torrione Borghetto e la porta detta del Soccorso, furono costruiti dagli austriaci all’interno del sistema difensivo cittadino.

Gli interventi austriaci di radicale ristrutturazione secondo criteri moderni, interessarono le mura farnesiane che si presentavano malandate e insufficienti per le nuove strategie militari e le nuove armi a lunga gittata, sperimentate durante le guerre napoleoniche. Dopo l’Unità d’Italia Torrione Borghetto è restato intatto fino ai nostri giorni, anche se ha subito diversi rimaneggiamenti.

Durante la prima Guerra Mondiale è stato infatti trasformato in carcere militare, mentre durante la seconda Guerra mondiale fu affidato alla milizia fascista per la difesa contraerea, furono perciò piazzate sul bastione delle batterie di cannoni; fu costruito un piccolo fabbricato ad uso ufficio ed un altro per ospitare i militi addetti ai turni di guardia; fu inoltre costruito un capannone lungo 40 m. finito all’esterno con grandi arcate.

Lo scorso anno l’Agenzia del Demanio ha promosso un bando di gara per la concessione di valorizzazione della struttura dell’”Ex Bastione e Torrione di Porta Borghetto”, e la proposta progettuale vincitrice ha come obiettivo quello di trasformare il bene in una “cittadella della musica” con area concerti, sale prove, sale di registrazione e spazi per la ristorazione.

Il dettaglio catturato da Marco Caviglioni a Bastione Borghetto

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.