cultura
Cinema tutto l’anno nell’ex Laboratorio Pontieri: il sogno dei Cinemaniaci
E se Hollywood arrivasse a Piacenza? È il sogno dei Cinemaniaci, che da quattro anni propongono la realizzazione di “Wood”, un polo cinematografico permanente nell’ex Laboratorio Pontieri in vista del riutilizzo dell’area ceduta al Demanio. Flavia De Meo, studentessa universitaria di comunicazione iscritta all’associazione, ha snocciolato per Sportello Quotidiano i dettagli del progetto e l’impatto che potrebbe avere sul mondo giovanile.
Di cosa stiamo parlando?
«L’idea di “Wood” è nata nel 2014, ma è stata presentata per la prima volta nel 2016. In questi mesi, è stata lanciata sul web con un sito temporaneo e un sondaggio. Nell’ambito della rigenerazione urbana e della riconversione della Caserma Nino Bixio – Laboratorio Pontieri, si vuole costruire uno spazio polivalente dedicato alla cultura cinematografica e a tutte le arti che dialogano con il cinema, includendo piccoli set per registi. “Wood” – nome ispirato anche alla natura dello spazio, che in origine era un deposito di legna – potrebbe rivitalizzare una della tante zone morte presenti nella nostra città: le aree militari dismesse».
Che effetto avrebbe sulla popolazione giovanile?
«Potrebbe diventare un luogo di aggregazione giovanile a Piacenza, in pieno centro storico, all’insegna del cinema e non solo. Infatti, nel caso in cui “Wood” si concretizzasse, non si limiterebbe alla semplice proiezione di film, ma offrirebbe approfondimenti e incontri con esperti».
Quali opinioni hai raccolto?
«Le risposte dei giovani sui social network sono senz’altro positive».
A che punto è il dialogo con le istituzioni?
«“Wood” fa parte delle più ampie proposte di pianificazione urbana e valorizzazione di spazi già esistenti, su cui sta lavorando un gruppo tematico composto da Unione Commercianti di Piacenza e l’A.T.S. “La Baia di San Sisto”, nell’ottica di considerare la cultura non come un peso ma come una opportunità dal punto di vista economico, un collante fra diverse sfere solo apparentemente sganciate tra loro».
Come bisognerebbe lavorare sulla percezione cinematografica delle nuove generazioni?
«Secondo me, la minore affluenza in sala da parte dei giovani è dovuta al prezzo del biglietto esagerato. Il problema poi è il ricambio generazionale nel pubblico, perché la mia generazione preferisce guardare il film direttamente da casa tramite le piattaforme digitali, perdendo così il fascino del grande schermo. Occorrono iniziative di coinvolgimento, di formazione e di educazione all’audiovisivo, non limitandosi a offrire solo la proiezione di una pellicola in quanto può già essere vista tra le mura domestiche».