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Non chiamatela maturità. Conto alla rovescia per l’Esame di Stato di 2mila studenti piacentini
Maturità, t’avessi preso prima… Comunque vada, ci sono in ogni caso tre buone notizie legate all’Esame di Stato 2018: è un ricordo che vi accompagnerà sempre, rappresenterà l’ingresso nella vita adulta e, soprattutto, per una volta non dovrete ricordarvi di portare il foglio protocollo.
Il primo amore. La nascita dei figli. Il matrimonio… per chi è stato tanto fortunato – o sfortunato! – da fare questa esperienza. Il primo volo in areo, il primo stipendio, il primo appartamento da solo. Tutti avvenimenti fondamentali. Ma, tra i ricordi più indelebili e significativi della vita di ciascuno di noi, quello dell’esame di maturità è forse quello più democratico e trasversale. Tutti o quasi ci siamo passati o ci passeremo e, diversamente da altri momenti importanti dell’esistenza, resterà per sempre unico. Nel bene e nel male.
Dopo la pubblicazione delle Commissioni d’esame e la conclusione degli scrutini, la macchina organizzativa dell’Esame di Stato prosegue inesorabile la sua corsa, che quest’anno a livello nazionale coinvolge più di 25mila classi e un totale di oltre 500mila studenti. A Piacenza e provincia, una cinquantina di commissioni valuteranno la preparazione di circa 2mila studenti di vari istituti scolastici, dai licei, ai tecnici, ai professionali. Una mole impressionante di burocrazia tutta italiana si è già messa in marcia da tempo, con la stesura del fatidico “Documento del 15 maggio”, contenente tutto il pregresso di ogni singola classe: numeri, voti, statistiche, esperienze, alternanza scuola-lavoro, griglie di valutazione, continuità didattica, eccellenze… Nulla deve sfuggire al bravo docente coordinatore di classe, che ha il delicato compito di presentare i ragazzi ai temibili “membri esterni”. Personaggi ancora sospesi in un limbo spazio-temporale, spesso preceduti dalla loro inquietante fama: “Il fratello di un’amica di mio cugino ha detto che l’anno scorso chiedeva a memoria tutte le formule/date/figure retoriche”. E il panico dilaga, nonostante l’hastag #NoPanic tanto caro al Ministero dell’Istruzione che ha creato sul tema un’apposita campagna stampa.
Gli esami al tempo di internet
Così, mentre in rete impazzano le ricerche sulla presunta crudeltà o auspicata magnanimità degli insegnanti esterni (la commissione – lo ricordiamo – è formata da tre docenti della classe, tre chiamati da altre scuole e un presidente super partes) e sul sempre fallimentare “toto tema” per la prova di italiano (“Che bicentenario c’è, quest’anno?”), la temperatura emotiva degli studenti inizia a salire, e non solo quella.
È il momento della stesura delle tesine (prima di internet, copiare era una fatica immane, che meritava comunque un plauso), del ripasso generale (quando non dello studio vero e proprio), della messa a punto delle ultime strategie: look portafortuna, penna miracolosa (l’unica volta di quel bel voto in matematica o latino…), cibi adeguati all’intensità dello sforzo mentale richiesto (frutta e carboidrati, niente schifezze; poca acqua, però, perché per tre ore non si potrà andare in bagno per nessuna ragione al mondo).
E per di più, nei giorni d’esame, sequestro a tappeto e privazione forzata di cellulari, tablet e di ogni forma di connessione tecnologica con il mondo esterno, pena l’annullamento della prova, per l’intera durata dei compiti scritti. Niente WhatsApp alla mamma o al fidanzato per rassicurare sulla propria esistenza in vita, niente interventi sui social network con palpabile disperazione dei followers, nessuna faccina d’incoraggiamento da amici e parenti per almeno 6 ore: in pratica, l’Inferno 2.0.
Notte di lacrime e preghiere
Di tale portata, insomma, la situazione generale in queste ultime ore per gli studenti piacentini e i loro omologhi in tutta Italia. Momenti di ansia pura e di discreta riflessione, troppo presto per i bilanci e troppo tardi per correre del tutto ai ripari per le materie trascurate, le lezioni saltate e le pagine non lette. È ora di buttarsi, ormai; dare il tutto per tutto. E – da non trascurare – via libera all’ascolto massiccio e indiscriminato di “Notte prima degli esami”, canzone di Antonello Venditti datata 1984, diventata l’inno pre-maturità per un numero imprecisato di generazioni di maturandi. L’Esame di Stato così come si celebrerà tra pochi giorni dovrebbe essere l’ultimo di questa tipologia, costituito da tre prove (italiano, materia caratterizzante l’indirizzo, questionario multidisciplinare), ma al momento dagli uffici romani tutto tace, e probabilmente la vera rivoluzione sarà proprio quando qualche cantante o rapper nostrano fornirà agli studenti un nuovo inno degno dell’illustre precedente.
Maturità, t’avessi preso prima… Comunque vada, ci sono in ogni caso tre buone notizie legate all’Esame di Stato 2018: è un ricordo che vi accompagnerà sempre, rappresenterà l’ingresso nella vita adulta e, soprattutto, per una volta non dovrete ricordarvi di portare il foglio protocollo.
La mia Maturità? La racconterò un’altra volta, ma prima mettete a letto i bambini.
Michela Vignola