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L’Elfo Studio a Tavernago festeggia 15 anni, Alberto Callegari: «Una vita dietro al mixer»
Dalla strada di campagna che bisogna percorrere per raggiungere Tavernago di Agazzano, l’Elfo Studio si materializza in lontananza come una strana concatenazione di parallelepipedi colorati. A primo impatto, viene da pensare che chi lo abita è un tipo stravagante. «E in effetti, forse, è così. Rifiuto ciò che è standard, cerco la diversità», conferma con la sua solita pacatezza rock Alberto Callegari, titolare dello studio di registrazione tra i più importanti a Piacenza e non solo.
Ma la struttura architettonica dell’Elfo Studio – che in questi giorni festeggia quindici anni di attività – non deriva solo da un gusto estetico. «L’edificio è composto da “scatole” di altezze diverse compenetrate. Permette di disporre di più studi indipendenti a livello acustico. Le soffittature sono separate, così come i muri e le fondamenta, eludendo il problema del ponte acustico», rivela Callegari, che ha commissionato gli studi a un giovanissimo architetto alla fine degli anni Novanta.
Tra queste mura hanno coltivato la passione e la professione musicale centinaia di band promettenti, ma anche artisti affermati di respiro internazionale: Giacomo Celentano, Nina Zilli, Nek, Fiordaliso, Ludovico Einaudi, il batterista dei Deep Purple Yan Paice, Greg Lake, il produttore degli U2 Daniel Lanois, Gianni Nazzaro, Giacomo Celentano, Bernardo Lanzetti, John Greaves, Andrea Miró, Eugenio Finardi, la celebre corista Paola Folli e Suor Cristina.
La storia dell’Elfo Studio comincia nel 2003, anche se le radici del progetto vanno ricercate molto addietro. «Per la promozione scolastica in prima superiore, invece del motorino, chiesi ai miei genitori di regalarmi un registratore a quattro piste a cassetta su cui potevo incidere le mie composizioni. Ben presto gli amici iniziarono ad affidarsi a me per registrare i loro pezzi. Mi ha sempre attratto di più lavorare dall’altra parte del mixer». Qualche anno dopo, la dedizione di Alberto Callegari assume la forma dell’american dream dietro la saracinesca del garage in versione agazzanese. «Nel 1992, mi spostati dal mio garage a uno studio professionale, trasformando l’hobby in un mestiere. Ho potuto così conoscere e collaborare con diversi idoli del passato».
In quindici anni di operatività all’Elfo Studio, il panorama musicale si è rovesciato radicalmente. «Prima i dischi si realizzano e si vendevano. E venivano riprodotti in camera con l’impianto hi-fi, sacrificando denaro e tempo. Ora le canzoni sono fruibili gratuitamente su internet, e vengono riprodotte in mezzo alla frenesia della quotidianità. Inoltre, chi creava un disco investiva le proprie risorse: la tecnica e l’entusiasmo erano maggiori. Oggi chiunque può utilizzare lo smartphone o le strumentazioni domestiche, spesso sacrificando la qualità».
«Mediare tra l’entusiasmo e l’esperienza» è la chiave vincente che suggerisce Callegari. Di band ne ha conosciute parecchie, di vari generi ed età, «ma ho un debole per i giovani amatoriali con un sano ardore. Nell’ultimo periodo, però, non sono riuscito a intercettarli», si rammarica, «perché credono di non essere all’altezza del mio studio “troppo serio”. Questa fetta di utenza si è rivolta a chi ha promosso politiche giovanili con scarsa professionalità». Nelle scorse settimane, ha avuto modo di «riappacificarsi con le nuove generazioni» durante la prima edizione del “Rock’n’roll summer camp”, un festival inedito organizzato con l’etichetta discografica indipendente “Retrovox Records” presso l’Elfo Studio con esibizioni live e incisioni h24 di gruppi provenienti da tutta Italia.