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Parco della Galleana, la storia degli eserciti austriaci nel bosco di Piacenza

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Leggendo le antiche rughe del Parco della Galleana, riaffiorano i segni austriaci del passato piacentino. In mezzo al bosco di circa 150mila metri quadri – di cui 100mila occupati da prati e aree attrezzate dove nei pomeriggi primaverili riposano bambini e anziani – spuntano i resti della polveriera, del fortino militare, degli apparati bellici e delle strutture difensive risalenti all’Ottocento. Nel volume illustrativo “Parco della Galleana”, redatto e pubblicato nel 2008 dal tecnico di orienteering Dario Maramotti e dal naturalista Stefano Soavi, vengono riportate le origini storiche del grande polmone verde di Piacenza.

La storia del Parco della Galleana è legata alla Battaglia di Piacenza del 1746, che vide combattere gli eserciti franco-spagnoli contro quelli austriaci, concludendosi con la vittoria di quest’ultimi. Il libro racconta quegli avvenimenti: “Fu una delle più sanguinose battaglie mai registrate nelle campagne del piacentino. Ai primi di maggio 1746 giungeva da Parma il grosso delle truppe di Spagna accampandosi sotto le mura di Piacenza. I tedeschi misero il campo presso San Lazzaro, recando danni gravissimi al fabbricato del Collegio istituito dal Cardinale Alberoni (che stava sorgendo in quei giorni). Da questo momento, i piacentini vissero in stato d’assedio: il 31 maggio ebbe inizio il bombardamento della città. Si accentuava la carestia, aggravata dai tedeschi che – impedendo l’immissione delle acque del Trebbia nel rivo Comune – non permettevano la macinazione del grano”. Nel parco, sono ben evidenti anche i resti secolari dei canali Colatore rifiuto e Rivo comune che, prima della recente costruzione del diversivo ovest – conosciuto come canale della fame -, entravano pieni d’acqua nella Galleana alimentando un molino. I canali, che tuttora conservano la loro rigogliosa vegetazione spontanea, servivano inoltre ad allagare i fossati del Forte Austriaco.

II 16 giugno, battuti su tutte le linee, i franco-spagnoli dovettero ritirarsi dalla campagna alla città. I tedeschi, rimanendo saldamente piantati sulle loro posizioni, sebbene con perdite rilevanti, vinsero questa sanguinosa giornata. Il 12 agosto, con l’entrata dei generali ungheresi a Piacenza da Porta San Lazzaro, le truppe franco-spagnole firmarono la resa. Da qui ebbe inizio la presenza austriaca a Piacenza terminata con il Trattato di Aquisgrana (1748) e ritornata solo dopo la parentesi napoleonica che consentì la riorganizzazione delle strutture difensive della città con l’istituzione di forti esterni alla cinta farnesiana in ogni direzione, tra cui appunto quello della Galleana. Ma, sebbene le fortificazioni austriache presenti nel parco abbiano una datazione intorno alla metà dell’Ottocento, le mappe evidenziano un iniziale contesto fortificato già durante la Battaglia di Piacenza del 1746. Oggi il fortino austriaco è di proprietà del Comune di Piacenza, che l’ha acquisito dal Ministero della Difesa nel 2003. L’edificio giace in pessime condizioni, divorato dalla flora, totalmente dimenticato da qualsiasi discorso di promozione turistica o storica.

Gli austriaci costruirono anche una polveriera nella Galleana, insieme ad altre collocate sulle principali vie di comunicazione (a San Rocco, a Borgoforte, sulla via Emilia e nell’area dell’ex Pertite). Nel corso del tempo, il deposito è stato oggetto di ampliamenti e modifiche, oltre alla violenta esplosione verificatasi nel 1943.

Non finiscono qui le peculiarità del Parco della Galleana, un bosco naturale circondato da palazzi e campi coltivati, con una vasta biodiversità, una foresta fittissima e più di sessanta specie di animali proprio in mezzo al tessuto urbano. Ecco perché è importante la pubblicazione di Maramotti e Soavi, che vuole restituire alla cultura locale i connotati dell’area verde più frequentata (e sconosciuta) dai piacentini.

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.