politica
Taglio dei vitalizi, un ex parlamentare piacentino: «Misura feroce e umiliante»
Fa discutere anche tra gli ex parlamentari piacentini la delibera Fico per il taglio retroattivo dei vitalizi. Il testo elaborato dal presidente della Camera, che verrà votato tra il 9 e il 13 luglio, consentirebbe un risparmio annuo di 40 milioni di euro, ricalcolando (e quindi abbassando) su base contributiva l’assegno riscosso mensilmente da 1.338 ex deputati. Il vitalizio minimo per chi ha fatto una sola legislatura diventerebbe di 980 euro al mese.
Si sente «umiliato» il 66enne Pierluigi Petrini, che è stato un medico anestesista prima di entrare nei palazzi romani come deputato dal 1992 al 2001 e come senatore dal 2001 al 2006, passando dalla Lega Nord, alla lista di Lamberto Dini fino al partito della Margherita. Oggi percepisce un assegno vitalizio di circa 5mila euro. «È una situazione delicata, perché siamo assolutamente impopolari. Ciò però non può giustificare decisioni contrarie a ogni principio costituzionale. Capisco il momento di crisi e di forte diseguaglianza sociale: riterrei giusto che tutte le fasce di ricchezza medio-alte elargissero un contributo di solidarietà. Questo sarebbe un vero intervento di perequazione, cioè di redistribuzione dei redditi. Ma il taglio esclusivo dei vitalizi agli ex parlamentari ha un senso puramente punitivo e inutile dal punto di vista delle casse statali: 40 milioni è un risparmio irrisorio. Inoltre, bisogna rispettare le legittime aspettative dei percettori di tale vitalizio che hanno compiuto scelte di vita e hanno assunto impegni finanziari in funzione di un reddito riconosciuto dalla legge. La delibera Fico è feroce, irragionevole e propagandistica», accusa Petrini. «È assolutamente sbagliato decurtare il reddito degli ex parlamentari con un’età di 80 o 90 anni, e magari anche delle vedove che godono della reversibilità, perché non hanno la possibilità di riformulare la propria ricchezza e hanno il diritto a godere di sicurezza economica. Il vitalizio è stato istituito nel 1954 da una classe politica che, in quanto a moralità e integrità, era superiore a quella attuale. Ho assolto il mio dovere politico con disciplina e onore, ma adesso vengo criminalizzato».
Emanuela Cabrini, classe 1961, in carica dal 1994 al 1996 con Forza Italia, prima di interrompere bruscamente la conversazione, ribatte: «Sono stata dimenticata dalla storia, perciò fatemi un favore: dimenticatemi anche voi. Mi faccio il mazzo dalla mattina alla sera per lavorare, non percepisco alcun vitalizio». Nel 2012, quando gli uffici di presidenza di Camera e Senato avevano deciso di modificare il privilegiato modello pensionistico dei parlamentari, portandolo dal sistema retributivo al contributivo e solo dopo il compimento dei 60 anni e dei 65 se si era stati in carica per una sola legislatura, l’ex parlamentare piacentina aderì alla lista dei trentatré onorevoli che fecero ricorso contro lo stop ai vitalizi. Anche in queste ore, l’associazione degli ex parlamentari ha annunciato una pioggia di ricorsi, se non addirittura una vera e propria class action contro la delibera Fico.
Il 67enne fiorenzuolano Maurizio Migliavacca, coordinatore organizzativo nazionale del Partito Democratico dal 2009 al 2013, percepisce il vitalizio ma non vuole palesarne l’importo: «In generale, penso che sia giusta una correlazione tra vitalizi e contributi pagati». Secondo il quotidiano Libero, l’assegno dell’ex onorevole ammonterebbe a 2800 euro mensili più 1950 euro di pensione “ordinaria”, per un totale di 4.750 euro. Migliavacca ha seduto in Parlamento con i Democratici di Sinistra dal 1996 al 2001 e con il Pd dal 2006 al 2017, quando ha abbandonato il gruppo dem – ma non la poltrona da senatore – arrivando a fine legislatura con Mdp-Articolo Uno. Contattato telefonicamente, Gian Luigi Boiardi, nato a Monticelli d’Ongina nel 1951, presidente della Provincia di Piacenza dal 2004 al 2009 e deputato della XIV legislatura con L’Ulivo, afferma di non aver maturato il diritto al vitalizio essendo rimasto a Montecitorio solo per tre anni e nove mesi.
A Giancarlo Bianchini, docente universitario in pensione e parlamentare della Democrazia Cristiana dal 1983 al 1992, vengono assicurati 3.000 euro netti di vitalizio. Il prof giudica «grave che, tagliando i vitalizi in modo retroattivo, venga a meno un diritto acquisito. È solo una bandiera populista. I costi della politica andrebbero ridotti in un’altra maniera, per esempio svantaggiando chi non si presenta in aula. A causa della mia scelta politica, sono stato costretto a interrompere la carriera universitaria. Ho servito il Paese senza pensare al vitalizio, ora prendo quel che viene».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)