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Oltre settanta specie animali nella Galleana. «Occorre riportare l’acqua nel parco»
Il ricordo di “Agostino” e della sua invasione di campo (anzi, di parco) è ancora vivo, a distanza di un anno. Ma sono oltre settanta le specie animali nella Galleana, tra mammiferi, rettili e uccelli. È la magia – ma anche il mistero – dell’enorme polmone verde di Piacenza, mai abbastanza conosciuto dagli abitanti. Che qui, tra le bocce, le altalene e i picnic, condividono momenti di svago con innumerevoli specie faunistiche (spesso inconsapevolmente). «Per valorizzare la Galleana, bisognerebbe cercare di ridurre l’impatto umano e preservare il bosco naturale, come una sorta di area protetta in miniatura», propone l’agrotecnico naturalista Stefano Soavi, mentre ci guida alla scoperta del parco. «Abbiamo la fortuna di avere una vasta selezione di piante e animali in piena città, non possiamo sprecarla: dovrebbe diventare anche un laboratorio a cielo aperto permanente per tutte le scuole, dato che le lezioni pratiche per le materie scientifiche in classe sono sempre più costose».
Soavi tiene a sottolineare che la bellezza di quest’area – estesa per circa 150mila metri quadri – è proprio quella di essere «un bosco autentico e ricco di biodiversità, non solo un parco cittadino nel senso classico». Infatti, accanto al campo giochi, alla baita, alle panchine, ai tavoli e agli attrezzi ginnici, i passanti più attenti possono ascoltare i versi di gazze, colombacci, merli, tortore, pettirossi, cinciarelle, usignoli, cornacchie grigie, storni, rapaci notturni… Per gli uccelli, questo parco è utile per la nidificazione, per il foraggiamento e per lo svernamento.
La Galleana, circondata da palazzi e campi coltivati, contiene animali appartenenti a tre ecosistemi, come spiega il naturalista: «Quelli agricoli e quelli di bosco, come gli scoiattoli. E poi ci sono quelli ecotonali, cioè appartenenti a una linea di confine a metà strada tra i due. Ne sono un esempio i ramarri o le minilepre americane, che si cibano della vegetazione del prato e nel contempo si riparano nel bosco».
Passeggiando vicino ai resti della alla gabbia di Faraday – un parafulmine nei pressi del prato utilizzato militarmente in passato – sembra che la natura voglia riappropriarsi dell’ambiente. La vegetazione avvolge le mura austriache, il fortino e tutte le strutture edificate nei secoli. Nel giardino della “Casa del generale”, una villa ormai fatiscente sul lato di via Manfredi dove presumibilmente tra l’Ottocento e il Novecento abitava un gerarca, è possibile ammirare alberi da frutto domestici e varietà botaniche antiche, non più diffuse e meritevoli di un’analisi approfondita.
«Mentre i boschi avanzano in montagna, noi cementifichiamo in pianura rischiando di cancellarne la caratteristica biodiversità. Serve un equilibrio» prosegue Soavi. «Purtroppo, questo bosco cittadino è troppo piccolo». Nel 2012, in campagna elettorale, l’ex sindaco Paolo Dosi prometteva un raddoppio del parco della Galleana, unendolo al Montecucco. L’idea è rimasta arenata. Inoltre, sorge un’altra problematica cui bisognerà far fronte nel prossimo futuro: «Nel nostro territorio, gli ambienti umidi stanno scomparendo. I canali sono riempiti di vegetazione, occorre far defluire l’acqua nell’area per arricchire la fauna e la flora». Anni fa, il Consorzio di Bonifica di Piacenza aveva avanzato alle istituzioni un progetto ancora attuale: la realizzazione di una suggestiva cassa di espansione all’interno della Galleana, cioè un’opera idraulica in grado di ridurre la portata di un corso d’acqua durante le piene, prevenire i rischi idrogeologici e dotare la città di un lago artificiale utile alla valorizzazione turistica e naturalistica.
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)