testimonianze
Cortemaggiore, Caterina Pagani: «Dalla sala chirurgica al caffè letterario, il mio amore per i libri»
Uno spazio indipendente per ritrovare se stessi e mettersi al riparo dalla frenesia della quotidianità. Anche dopo un’operazione chirurgica complicata e nove mesi sul lettino ospedaliero, con un po’ di libri da sfogliare per riprendersi la vita. Il caffè letterario “Il barile dello zucchero” a Cortemaggiore nasce dal desiderio di salvaguardare la lettura come parametro vitale per misurare la funzionalità di un organismo. Nasce dall’esperienza personale della titolare Caterina Pagani, che dieci anni fa si è trovata a fronteggiare una paralisi bifacciale e che – una volta riacquisita la vista con un intervento agli occhi – non ha voluto più fare a meno di assaporare il profumo delle storie incise sulla carta.
«Nel 2007, all’età di diciassette anni, a causa di un mal di testa molto forte mi hanno sottoposto a una TAC nell’ospedale di Piacenza. Essendoci una diagnosi poco chiara, ho effettuato ulteriori accertamenti con una risonanza magnetica a Parma. Da quel momento, non ho più lasciato il reparto di neurochirurgia: mi hanno asportato una cisti di grasso dal cervelletto. Poi, dopo tre mesi, sono stata trasferita in neurologia a Fidenza», ricorda Caterina. «Ora sono fuori pericolo, però i nervi cranici hanno sofferto e ho perso il controllo di alcune parti del viso. Con la tracheostomia, è stato un problema anche poter parlare. Progressivamente, i nervi si stanno riformando e io sto riconquistando la sensibilità. Faccio ancora fatica a muovere le labbra, ma per fortuna riesco a leggere benissimo».
La ragazza, originaria di Castell’Arquato, gestisce il caffè letterario con l’aiuto dei genitori: «È situato nella zona industriale di Cortemaggiore. Si fermano i lavoratori in pausa pranzo, oppure alcuni bambini del paese per divertirsi coi giochi in scatola. Devo ancora far conoscere l’attività». Il nome non è casuale: «“Il barile dello zucchero” deriva da una citazione del libro “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain. Nel racconto, un ragazzino maltrattato dal padre, per sfuggire all’adozione e all’imposizione di regole, si nasconde in un barile di zucchero. Ecco, vorrei che il mio bar – inaugurato lo scorso 26 maggio – diventasse un angolo di libertà come quello di Tom Sawyer».
Il sogno di Caterina è quello di «organizzare tanti eventi letterari e musicali». Sabato 29 giugno, si è tenuto il primo appuntamento pubblico con Andrea Solari, autore del romanzo “Il linguaggio degli immuni”. Il 14 luglio è stato presentato “La Pellegrina. Storie dalla casa-accoglienza Don Venturini” e il 25 luglio toccherà a un’esibizione del musicista e scrittore Seba Pezzani.
«Nel mio percorso, i libri mi hanno aiutato a scoprire nuove storie, a viaggiare verso realtà diverse, difficili o leggere. E, certe volte, a ripetermi: “Posso farcela anch’io”», confessa Caterina, che fatica a sollecitare i muscoli della bocca, ma sorride ugualmente – anzi, in modo ancora più raggiante – con gli occhi. «All’estero, i caffè letterari funzionano: al posto di giocare alle slot machines, è possibile leggere, scrivere e dialogare. Questa è la mia scommessa. Se “Il barile dello zucchero” non dovesse consolidarsi nel Piacentino, mi piacerebbe aprirlo a New Orleans».