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Chi è Gianluca Beghi, la stella più luminosa del tennis piacentino (reduce da Wimbledon)
Gianluca Beghi è nato nel 1991 e può essere definito, attualmente, la stella più luminosa dell’ambiente tennistico piacentino. È stato il terzo della nostra provincia a conquistare un punto ATP e ad entrare quindi nella classifica mondiale, attualmente si distingue a livello nazionale, rientrando nella lista dei migliori 50. Noi di Sportello Quotidiano vogliamo raccontarvi i suoi segreti, partendo dall’infanzia alla Tennuoto di San Nicolò fino ad arrivare al recente Wimbledon, a cui ha partecipato come componente dello staff di Camilla Giorgi, attualmente numero 35 del ranking mondiale.
Gianluca, possiamo dire che hai il tennis nel sangue?
«Beh, alla Tennuoto ci sono praticamente nato, considerando che mio padre ha gestito il circolo per 27 anni, poi mia cugina è stata la mia prima maestra (Chiara Mantelli, attuale presidente del circolo del lungo Trebbia n.d.r.) quando avevo 5 anni e mi ha portato ad iniziare i primi tornei, da U10».
Quali sono state le tappe che ti hanno portato ad essere a questo livello agonistico?
«Dopo i primi tornei intorno alla città, da bambino, in cui avevo dimostrato qualche sprazzo di bravura e talento, sono passato a fare tornei anche di più ampio respiro e nel periodo dell’adolescenza sono sempre riuscito a rimanere nei primi posti nelle classifiche regionali. A 18 anni però, capendo che non avrei potuto vivere solo giocando ho iniziato il corso per diventare maestro nazionale, un modo per riuscire a vivere di solo tennis senza dover per forza essere un campione».
Questa presa di coscienza non ha però fermato le tue velleità…
«Prendere coscienza che bisogna poter mangiare non significa rinunciare ai sogni, infatti nel 2016 mi sono posto l’obiettivo del punto ATP e con tanto sacrificio sono riuscito a raggiungerlo».
Che cosa vuoi dirci di questo traguardo?
«È stato davvero fantastico. Vincere un turno ai Future di Gubbio ed essere il numero 1774 a livello mondiale mi ha riempito di orgoglio. Capire poi di essermi avvicinato ad un mostro sacro del tennis piacentino come Giordano Maioli e trovarsi al livello più alto del tennis nazionale è un’emozione che continuo a non riuscire a spiegare…».
A livello di gioco come ti definiresti?
«Un giocatore a tutto campo, a cui piacciono molto le variazioni date da colpi come smorzate o back (cambiare la rotazione della pallina dall’alto verso il basso). Mi piace essere adattabile, non avere uno stile fisso e rendere la vita difficile al mio avversario con cambi repentini di gioco e traiettorie».
Non dai punti di riferimento quindi, ma sicuramente avrai una routine preparatoria per le gare importanti.
«In realtà neanche quello, anche perché ammetto io stesso di vivere molto di talento, a livello fisico ho sempre fatto poco o niente. Di solito gioco una mezz’ora, due o tre ore prima del match, e faccio un po’ di riscaldamento muscolare appena prima, ma non è una regola fissa».
Insomma, non sei un giocatore alla Nadal. Ho saputo che sei attivo anche come sparring partner, puoi spiegarci meglio questa figura?
«In pratica consiste nell’essere il compagno di riscaldamento di un professionista prima delle partite. È molto diffuso nel tennis femminile dove le giocatrici raramente si allenano a vicenda. Io lo sono dal 2014, da quando sono stato notato da un coach federale che mi ha proposto di affiancare Camilla Giorgi; non sono un membro fisso del suo staff però la accompagno spesso, quest’anno ho partecipato sia alla stagione su terra che a quella su erba».
Entrare nel tennis internazionale anche dalla porta di servizio ti ha permesso di scoprirne i segreti…
«Sì! Ho potuto partecipare a tornei importantissimi, studiando da vicino le vere star del tennis. Ho imparato tantissimo sia a livello lavorativo che come giocatore, per le tecniche di gestione dei punti e della partita. A Wimbledon ci siamo tolti anche una bella soddisfazione: raggiungere i quarti è stato un ottimo risultato per Camila, che ha ceduto soltanto al gioco potente di Serena Williams, che poi sarebbe arrivata poi in finale».
Credi che questo buon risultato sia sintomatico della situazione tennistica italiana?
«Posso dire che negli ultimi tempi abbiamo sfornato ottimi giocatori. Nel maschile Cecchinato e Berettini sono solo gli ultimi pupilli di un movimento abbastanza continuo e nel femminile Camila è una di quelle con più prospettive, non è più a inizio carriera ma ha ancora tanto tempo per dimostrare quanto vale. In Italia poi è ottima la gestione dei tornei, già i futures coprono le spese di alloggio per i giocatori e questo attira tanti professionisti, non è così in molti altri posti».
Concluderei chiedendoti quali sono i tuoi progetti futuri, sia a breve che a lungo termine. Il professionismo internazionale continua ad essere un sogno da coltivare?
«In realtà preferisco pensare a traguardi e possibilità più vicine. Sto facendo il corso per diventare tecnico nazionale e l’anno prossimo giocherò in A2 nel Tc Reggio. Per il futuro più lontano mi immagino a gestire in libertà un circolo tutto mio, dove poter dare sfogo alle mie idee esprimendo la mia concezione di tennis a 360°».
Davide Reggi
Responsabile sezione tennis di SportelloQuotidiano.com