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Parco delle Mura, troppi sogni dimenticati nel cassetto. Il sindaco: «Lo valorizzeremo»

Una città fortificata come Piacenza non può dimenticarsi delle sue mura. Che, se un tempo ne garantivano la sicurezza e la prosperità, oggi fungono da reliquie sacre del passato, di cui si trova traccia un po’ ovunque. Simboli tuttavia mai valorizzati a pieno, in particolare nelle aree verdi circostanti. «Vogliamo ovviamente riqualificare la zona», assicura il sindaco Patrizia Barbieri, che ha inserito nelle linee programmatiche di mandato il “completamento del Parco delle Mura”.
Nel 2011, il Comune organizzò un concorso di architettura per ripensare il vallo della cinta muraria intatta in via XXI Aprile, lungo il lato settentrionale della città. Il team internazionale guidato da Carmen Andriani e João Nunes s’aggiudicò il primo premio: 20mila euro erogati dalla Regione Emilia-Romagna. Però, al di là dei rituali e dell’esborso di fondi pubblici (13mila euro per il secondo classificato, 7mila euro per il terzo e 10mila euro per le spese di organizzazione e di promozione della cerimonia finale), pare che le istituzioni non abbiano mai valutato concretamente la realizzazione dei progetti in gara.
Il progetto vincente prevedeva «di non aggiungere cubature ma costruire un nuovo paesaggio», come illustrato a suo tempo dagli architetti, «per accendere un faro sul tema di grande attualità dell’ambiente e del paesaggio agricolo a ridosso del tessuto storico». In poche parole, sarebbero sorte serre, orti, campi gioco e servizi nell’area dell’ex fabbrica Acna, recuperando – almeno sulla carta – alcuni edifici esistenti e connettendo aree dismesse e spazi di risulta in un unico sistema ambientale riqualificato. Già allora, a dire il vero, sorse l’interrogativo sulla fattibilità o meno del progetto, seppur con il forte auspicio degli ideatori di vederlo realizzato in vista di Expo 2015. «Si trattava di un disegno mega-galattico e irrealizzabile, sicuramente stimolante ma privo delle “gambe” necessarie per essere tramutato in realtà», commenta a posteriori Silvio Bisotti, ex assessore all’urbanistica della Giunta Dosi.
Tra le quaranta buste arrivate a Palazzo Mercanti, rientrava anche quella firmata da Maria Rita Udardi, Francesca Schepis e Giovanna Falzone: la mutazione dei corpi edilizi militari in luoghi d’incontri collettivi, raduni musicali o artistici, ma soprattutto l’innesto di un «verde invasivo e l’eliminazione della strada parallela al muro» per creare delle innovative torri-parcheggio poste dentro e fuori le mura, autosufficienti dal punto di vista energetico. Altri architetti pensarono a un sottopassaggio pedonale, o in alternativa a un ponticello che oltrepassando via XXI Aprile e la ferrovia raggiungesse il lungofiume, mettendo in relazione il Po con il quadrante compreso tra Barriera Torino e Barriera Milano. Francesco Langone, Arianna Rocco e Alessandro Lamanna avanzarono l’ipotesi di un parco naturalistico delle mura, con una sorta di sentiero multimediale ludico-didattico disegnato sul suolo, realizzato in pannelli di metallo verniciato e dotato di cubi informativi, illuminazione radente al suolo, posti a sedere, connessione wifi e vasche d’acqua per rievocare i fossati.
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)
