cultura
Mauro Scarpanti, il fotografo piacentino che ha immortalato le fabbriche di mattoni in Nepal
È il sorriso della gente il dettaglio che non dimenticherà mai. Da pochi mesi, il fotografo piacentino Mauro Scarpanti è tornato dal Nepal, dove ha curato un reportage sulla quotidianità dei lavoratori nelle fabbriche di mattoni. Un’esperienza indelebile, a stretto contatto con gli operai – anche bambini – che ogni giorno lavorano incessantemente per costruire materiali edilizi: una folle corsa contro il tempo nella quale comunque «conservano l’ottimismo». Perché, come ha toccato con mano Scarpanti, «i nepalesi sono accoglienti, dolci e altruisti», anche mentre trasportano sulla testa pile pesanti di laterizi. Il suo obiettivo non è stato quello di denunciare le condizioni di vita, ma di riportare semplicemente ciò che ha visto e che ha immortalato: «Il tema delle fabbriche di mattoni mi ha stimolato, ognuno è libero di trarre la propria conclusione morale».
«Mi sono reso conto della scarsa documentazione fotografica su questa fetta di Nepal, così ho pensato di mettermi in gioco in prima persona. Ho trovato un contatto locale e sono partito. Per un mese, da gennaio a febbraio 2018, ho alloggiato nella casa di un abitante del posto che mi ha guidato nelle fabbriche», spiega il fotografo 48enne. «Con la sua famiglia si è instaurato uno splendido rapporto personale, attraverso cui ho approfondito la cultura nepalese e ho abbattuto alcuni pregiudizi». Scarpanti ha realizzato un reportage a trecentosessanta gradi, puntando l’obiettivo sui lavoratori dalla mattina alla sera: «A primo impatto, per gli operai delle fabbriche non è stato facile vedersi fotografare tutto il giorno da un occidentale, in ogni fase delle ventiquattr’ore. I manovali vivono direttamente nelle fabbriche, costruendosi piccole case con i mattoni ancora crudi. Non hanno i servizi igienici, per cucinare utilizzano una bombola del gas o ricorrono alla legna. Per lavarsi, occorre andare al fiume o sciacquarsi con una brocca. L’acqua corrente e l’elettricità sono rare».
Il servizio fotografico probabilmente verrà ripreso da una testata giornalistica nazionale, dopo aver attirato l’attenzione di alcune importanti emittenti televisive. «Durante questi viaggi, è fondamentale coltivare una relazione amichevole con il popolo ospitante, senza essere arroganti o superbi. Per esempio, davo la macchina in mano ai bambini che si avvicinavano, affinché anche i loro genitori fossero bendisposti nei miei confronti. Gli scatti non si rubano, ma si chiedono». Ai giovani, Scarpanti consiglia di «studiare l’analogico prima di cimentarsi nel digitale», mentre lui si prepara alla prossima meta in giro per il mondo: «Mi piacerebbe approfondire l’estrema Russia siberiana, indagando il popolo nomade dei Nenci».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)