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67 anni e non sentirli. Orlando Greco, l’ultramaratoneta che ha corso a New York
È originario di Cosenza e abita a Piacenza. In vent’anni ha percorso quasi 55mila chilometri, al suo attivo ha ben tredici edizioni della “100 chilometri del Passatore”.

Correre per liberare la mente. A raccontarsi è Orlando Greco, non esattamente un maratoneta (o meglio, un ultramaratoneta, perché predilige le lunghe distanze) qualunque: sulla carta d’identità ha 67 anni (in realtà, sulle gambe ne porta almeno la metà), è originario di Cosenza, abita nel quartiere Besurica a Piacenza ed è reduce dalla “100 chilometri del Passatore”, una delle ultramaratone più blasonate del panorama internazionale, da Firenze a Faenza. «Ho gareggiato al Passatore per la tredicesima volta lo scorso 26 maggio. Nel 2013, alla mia decima partecipazione, ho raggiunto il record personale sotto il diluvio: cento chilometri in dodici ore e trentasette minuti. È il percorso più significativo in assoluto. Normalmente, un mese prima partecipo alla “50 chilometri di Romagna” in provincia di Ravenna per allenarmi. Anche la maratona di Fano è bellissima, perché si parte dalla collina e si scende verso il mare». E non ha minimamente intenzione di fermarsi: «Finché posso, vado avanti».
Riavvolgendo il nastro, Orlando racconta perché ha iniziato: «Sono un ex maresciallo del secondo reggimento Genio Pontieri. Mi sono trasferito a Piacenza nel 1973. Nel 1998, sono andato in pensione e così ho cominciato a correre. Mi sono iscritto alla prima maratona competitiva nel 2001 a Milano. È stata un’emozione fortissima. Purtroppo, nove anni fa ho perso mia moglie: correre mi ha aiutato a stancarmi e, in qualche modo, a tranquillizzarmi. È un’attività che contribuisce a sentirsi meglio dal punto di vista fisico e mentale». Ogni anno percorre circa 2.700 chilometri: in vent’anni di passione ne ha totalizzati quasi 55mila. «Mi alleno tre o quattro giorni alla settimana a Castellarquato, sia in palestra che all’aperto. Non manco alle marce domenicali nel Piacentino. In vista delle competizioni, carico l’alimentazione di carboidrati».
Anche se un po’ viene da chiedersi “ma chi glielo fa fare?”, i dettagli sottolineano la magia di questo sport: «Quando si supera il traguardo, sembra quasi un momento impossibile. La felicità è immensa. Ho visto scene incredibili da parte degli esordienti. Corrono persone di tutte le età, dai diciotto ai novant’anni». Orlando ha conosciuto il 94enne Walter Fagnani, il più anziano finisher della gara del Passatore, avendola completata per quarantacinque volte su quarantasei edizioni. «Nella cornice delle maratone – prosegue -, si fa amicizia facilmente. Durante certe distanze, si dorme sul posto e si sta insieme. Regna un clima positivo. Io gareggio con l’associazione sportiva “Gs Tre Mori” di Fiorenzuola».
Se fosse possibile quantificare una dose “giusta” di parole, quella di Orlando rientrerebbe esattamente nella categoria. Perché, mentre sfoglia le fotografie delle sue maratone – ordinate scrupolosamente in corposi album di ricordi -, non utilizza mai un termine superfluo. D’altronde, è già abituato a equilibrare la forza della sua corsa: sta attento a non essere troppo lento, ma neanche a sprecare le energie inutilmente. «Al Passatore assisto a debuttanti che, a causa della gioventù e della preparazione atletica, partono all’impazzata per poi arrancare dopo quaranta chilometri – racconta Orlando -. È fondamentale avere consapevolezza della propria resistenza e risparmiare la benzina. Di notte invece, quando cala il buio e ci si avvicina al traguardo, si può provare ad accelerare». Guai a sottovalutare il termometro: «Sulle lunghe distanze bisogna prepararsi a livello muscolare e psicologico. Quest’anno il caldo ha giocato brutti scherzi. Complice l’inesperienza, al Passatore ci sono stati più di quattrocento ritiri. Per sconfiggere le temperature, occorre idratarsi e misurare le forze».

Il medagliere dell’ultramaratoneta Orlando Greco
Orlando ha viaggiato anche all’estero, realizzando una delle principali ambizioni di un corridore: «Con grande soddisfazione, nel 2010 mi sono messo in gioco nella maratona di New York. È andata molto bene, al di là dei crampi al venticinquesimo chilometro. Ho concluso i quarantadue chilometri in quattro ore e cinque minuti. È stata un’esperienza unica, condivisa con altri 43mila atleti al nastro di partenza. Lungo il tragitto, il pubblico ha applaudito incessantemente. È stato pazzesco. Nel 2012, ad Amsterdam ho registrato il mio record personale in una maratona tradizionale: tre ore e 51 minuti».
A un certo punto della conversazione, sfodera il bouquet di medaglie che ha collezionato con dedizione nel tempo: «Differentemente dal passato, ora circolano più partecipanti e le lunghe distanze spaventano meno. Anche l’abbigliamento è cambiato: se prima bastava un paio di scarpe dell’Adidas, oggi si trova in vendita una moltitudine di prodotti tecnici».
Da qui alla fine dell’anno, il calendario di Orlando Greco è ben definito: «Le trasferte principali saranno il 16 settembre a Cesenatico per una maratona solidale e l’11 novembre a Tenerife, dove peraltro vive mia figlia». In futuro, mai dire mai: «Sogno Boston e Los Angeles. Nel gennaio 2019, potrei disputare la gara di Marrakech». Buon viaggio, ultramaratoneta.
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)
