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«Non serve costruire per ammodernare la città». A tu per tu con Luigi Rabuffi
«Non serve costruire per ammodernare la città». Ne è convinto il consigliere comunale Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune), mentre sviscera la sua idea di città con una serie di dati demografici scrupolosamente trascritti a biro su un foglietto. «La povertà sta aumentando, a Piacenza ci sono 19mila stranieri che svolgono mestieri poco remunerativi e che fanno parte di famiglie numerose. Eppure, c’è un esubero di abitazioni assolutamente non funzionali ai cittadini. Occorrerebbero più alloggi popolari, invece ovunque giacciono spazi abbandonati a se stessi, come l’ex caserma dei vigili del fuoco, l’ex clinica Belvedere, i palazzi alla Lupa o sul lungofiume». Rabuffi arriva a bordo della sua immancabile bicicletta di fronte all’ecomostro di via X Giugno, uno “scheletro” semi-nascosto dalla vegetazione che – se un tempo prometteva di diventare un complesso di posteggi, negozi, uffici e residenze – oggi è un rifugio degradato per sbandati e senzatetto. «In più di quarant’anni, questo cantiere è stato trascurato. È una situazione figlia dell’incapacità di chi ci governa di leggere l’evoluzione della società. Si paga la supponenza del “partito del mattone”, che non tiene conto di una programmazione complessiva e sostenibile sui reali bisogni di Piacenza, pensando solo a incassare gli oneri di urbanizzazione».
Rabuffi, cosa propone lei in concreto?
«L’amministrazione comunale dovrebbe vietare qualsiasi altra costruzione, chiaramente nei casi in cui è possibile decidere sulle sorti di un cantiere. Una moratoria di questo tipo sarebbe una soluzione ottimale. Bisogna riqualificare le strutture esistenti e renderle adeguate alle necessità dei cittadini, introducendo convenzioni che consentano di risparmiare dal punto di vista energetico».
È stata approvata la variante urbanistica che porterà alla demolizione dello scheletro mai terminato alla Madonnina, dietro al Galassia, e al suo posto la realizzazione di un fabbricato di due piani con un punto vendita di giocattoli. Non è una buona notizia?
«No, ho votato contro. I numeri parlano chiaro: su 103mila abitanti in città, il 24 percento è composto da ultra 65enni. Le previsioni dicono che la fascia della terza età toccherà il 30 percento. La nostra società sta invecchiando. La popolazione anziana ha dunque bisogno di appartamenti ai piani bassi, con l’ascensore e privi di barriere architettoniche. E soprattutto necessita di negozi di vicinato sotto casa, e non di centri commerciali in periferia: da questo punto di vista, è triste constatare che la maggioranza abbia votato in consiglio comunale anche l’insediamento di un ulteriore supermercato da 1500 metri quadrati in via Calciati».
Le nuove attività commerciali potrebbero generare più posti di lavoro.
«Ma le nuove aperture, dilatando la domanda e aumentando la concorrenza in città, potrebbero portare a licenziamenti e chiusure di altri punti vendita limitrofi. Inoltre, visto il periodo di crisi, non è da escludere che questi cantieri diventino a loro volta scheletri incompiuti. E poi, le nuove costruzioni possono causare un aumento dell’inquinamento».
In che senso?
«Crescerebbe il traffico di automobili verso i punti commerciali. Al contrario, sogno una città che guarda al futuro senza macchine, affidandosi solo al trasporto pubblico, alla bicicletta, ai parcheggi scambiatori e ai minicar elettrici».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)