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Animazione sociale e pet therapy, così si risveglia la mente degli anziani

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Animazione sociale e pet therapy, così si mantiene sveglia la mente degli anziani

Cani, asini e capre per stimolare la mente degli anziani. È il percorso di “pet therapy” che prenderà il via nel centro diurno Unicoop alla Besurica, attraverso tre progetti coniugati sullo stesso gruppo di ospiti. A settembre, i nonni e le nonne della struttura raggiungeranno a bordo di un pulmino la fattoria del “Germoglio” per osservare da vicino gli animali da cortile. Lo scopo della proposta è quello di risvegliare nella loro mente la memoria e l’interesse verso il mondo rurale ormai scomparso, che ne ha contraddistinto la giovinezza. Si proseguirà con “Scodinzolando contro la solitudine” , in collaborazione con le docenti delle scuole materne interessate e la Lega per la difesa del cane, per entrare in contatto con gli amici a quattro zampe, favorire il miglioramento dello stato emotivo – soprattutto nei soggetti portatori di deficit – e rafforzare la possibilità di relazionarsi con gli animali. Non mancherà “Apericoda”: insieme all’associazione cinofila “La Lupa”, si svolgerà un aperitivo tra anziani e bambini con l’esibizione dei cani da soccorso.

«Verranno coinvolte venti persone, comprese quelle con una demenza senile più accentuata. Questi laboratori sono solo un tassello della nostra attività d’animazione sociale per gli anziani – spiega Isabella Bernazzani, animatrice di Unicoop nel centro diurno alla Besurica -. Bisogna continuamente alimentare un tessuto connettivo tra il nuovo luogo in cui gli ospiti si trovano a trascorrere il proprio tempo e la loro vita passata, da cui spesso si discostano con una sensazione d’abbandono. Si verificano i periodi d’inserimento proprio come negli asili, per creare progressivamente una situazione famigliare ed empatica». Nella città di Piacenza, gli anziani che usufruiscono di questo servizio sono circa quattrocento, collocati in nove strutture accreditate (centri diurni e case-residenza) in cui l’animazione deve essere garantita per normativa. «L’ascolto è fondamentale sia per rendere più sopportabile il distacco che per entrare in sintonia con l’individuo – continua Bernazzani -. L’animatore non ha solo il ruolo di organizzare le uscite o i giochi, ma deve instaurare una relazione proficua e soddisfacente con l’anziano. È una figura che non può essere sottovalutata. Purtroppo, a volte capita di imbattersi in chi s’improvvisa animatore sociale senza competenze».

Si unisce al coro anche Sesilja Poda, animatrice di Unicoop nel centro per anziani sul pubblico passeggio: «Quando si parla di animatore, la prima figura che viene in mente è quella del villaggio turistico con canti, balli e spettacoli di puro e mero divertimento. Invece, è un professionista che promuove la partecipazione, lo sviluppo delle potenzialità in contesti di disabilità e fragilità. Le iniziative per gli anziani non devono essere troppo facili ma nemmeno infantili, altrimenti rischierebbero di sentirsi svalutati. La conversazione fa la differenza: li aiuta a sfogarsi e a rasserenarsi. La lettura del giornale rientra tra le attività principali, in quanto permette di informarsi e tenere vivo lo spirito critico. Durante questi momenti, gli ospiti commentano gli articoli e discutono sui fatti d’attualità. Poi nel nostro centro diurno si fa ginnastica, oppure se c’è bel tempo si esce per una passeggiata».

Poda svela anche alcune problematiche: «Non è semplice gestire numerosi casi con decadimenti cognitivi più o meno gravi. Per esempio, qualcuno disturba il vicino a tavola mentre gioca a carte. In più, scarseggiano le disponibilità finanziare per portare avanti certe idee». Per l’assessore comunale ai servizi sociali Federica Sgorbati, «gli anziani hanno una voglia pazzesca di esprimersi e fare festa, perciò l’animatore sociale è essenziale. Deve avere delle doti particolarmente intuitive per comprendere le sfaccettature dei soggetti che si trova di fronte. Sotto questo punto di vista, il panorama piacentino è in una buona condizione. L’incontro con gli animali sarà sicuramente positivo per arricchirsi a vicenda». Insomma, si potrebbe rovesciare l’antico proverbio latino “Mens sana in corpore sano” (ovvero: se si vuole avere una mente sana è necessario curare anche il proprio corpo): nella cosiddetta fascia della terza età, infatti, badare alla freschezza dello spirito e alla lucidità del cervello spesso significa prevenire molti acciacchi.

I ricordi delle nonne: dalla Liberazione all’emigrazione in Venezuela su una barca

Rifugi di aneddoti scambiati ripetutamente, frammenti di storia da non disperdere e memorie che vanno e vengono. Sono i luoghi vissuti dagli anziani, come il centro diurno nel quartiere Besurica, dove ogni giorno una ventina di ospiti gioca, chiacchiera, ascolta e canta insieme (anche con qualche bisticcio quotidiano, ovviamente). «Sono sotto i novant’anni», esordisce Moschella Nicolini, con un inconfondibile accento spagnolo e due occhi verde ghiaccio. Per la precisione, ne ha 87. Dopo aver vissuto per sessant’anni a Caracas in Venezuela, oggi trascorre i pomeriggi in questa struttura a Piacenza. «Ho partorito una figlia in Sudamerica e due in Italia. Sono emigrata a bordo di una nave, il viaggio è durato più di una settimana. Là mi hanno sempre trattato bene, senza alcuna forma di razzismo. Mio marito gestiva una sartoria e io facevo la casalinga. In Italia però si vive meglio», ricorda Moschella, che è ipovedente e ama ascoltare la lettura dei libri.

Italia Faccin ha sei figli e otto nipoti, è originaria di Arzignano, un comune nella provincia di Vicenza. Giura d’avere 92 anni, ma ne dimostra almeno dieci in meno. Svela una curiosità sulla sua vita: «Ho servito come domestica la famiglia Barbareschi durante il periodo bellico. Il 25 aprile 1945, ho assistito alla Liberazione: sotto la mia finestra a Milano, passavano i militari, i soldati e i prigionieri. È un’immagine indelebile. Ho visto anche Benito Mussolini e Claretta Petacci appesi in piazzale Loreto. Al mio ritorno a Vicenza, dopo due anni d’assenza, mia madre è scoppiata a piangere. E non ha smesso per un po’. Poco dopo, ho scoperto che mio fratello era stato fucilato da un gruppo di tedeschi: gli avevano sparato alla tempia mentre stava avvertendo della fine della guerra i partigiani ancora nascosti. È stato trovato morto in mezzo al grano. Gli hanno dedicato una strada». A proposito del suo trasloco a Piacenza, Italia rammenta d’aver «inaugurato nel 1955 le case popolari di via Buozzi, dove ho vissuto per più di cinquant’anni. Mi sono iscritta al centro diurno cinque anni fa, dopo l’operazione alla gamba. Mi piace molto».

Aurora Cerfoglio è nata nel 1930 da genitori napoletani, è cresciuta a Taranto, poi ha vissuto a La Spezia e Pola, giungendo a Piacenza insieme al marito: «Si chiamava Angelo Rossi, era uno scultore e intagliatore. Mi manca tanto – ripete più volte -. Mia madre invece è morta quando aveva due anni, durante il parto del settimo figlio. Mio padre lavorava nell’arsenale, io e i miei fratelli l’abbiamo seguito in giro per il Paese. Nel corso del tempo, sono diventata un soprammobile: mi sento a mio agio ovunque». Aurora indossa un elegante vestito rosso e una collana di perle. Con un sorriso, spiffera il suo segreto: «Cerco di nascondere gli anni sotto l’abbigliamento e i gioielli».

Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.