testimonianze
Braccianti nei campi, ieri e oggi. Come finanziare il monumento piacentino alle mondine
Per donare, è possibile effettuare un bonifico sul conto corrente della Provincia numero 30718008 (codice Iban: IT 33 H06230 12601 0000 3071 8008 con causale “Monumento mondine”).

«Ci portavano col treno a Montenegro di Vercelli per pulire il riso. Dormivamo sui sacchi di paglia, ci davano da mangiare la zuppa e la minestra». Alla parola mondina – apparentemente così leggera e melodiosa – la mia mente viaggia all’istante alla testimonianza raccolta dalla mia bisnonna Bruna. Al suo volto sorridente e profondo, con due occhi chiari spalancati in grado di immergerti nei suoi racconti. Alla bisnonna Bruna che partì da mondina prima della Seconda guerra mondiale. Che per anni lavorò nei campi in pessime condizioni, con la schiena piegata sotto al sole e qualche canzone popolare intonata nell’aria. Che trascorreva le giornate, dall’alba fino al tramonto, in quelle distese immense. E che un giorno, all’improvviso, venne condotta in piazza a Vercelli per ascoltare alla radio il discorso del Duce e per gridare “Vogliamo la guerra” (e poi le bombe, i morti, le partenze dolorose e le sofferenze incomprensibili). Anche dopo il conflitto mondiale, le mondine – spesso giovani donne che salutavano la vita familiare e le faccende domestiche – non smisero di raggiungere le risaie: il 6 ottobre 1956, un camion che trasportava un gruppo piacentino di “tagliariso” precipitò tragicamente in un dirupo nel Trebbia, tra Marsaglia e Bobbio. Dodici vittime e otto feriti.
Come approvato in una seduta del consiglio provinciale a luglio, l’ente di via Garibaldi ha deciso di aprire un conto corrente affinché si possa finanziare, con il sostegno di tutti, un monumento in onore di questi martiri del lavoro scomparsi nella così detta sciagura di Rio Boffalora. Come simbolo assoluto contro il tempo, come vessillo per non scordare i braccianti d’allora e quelli che ancora oggi vengono sfruttati nei campi (con una retribuzione – se così si può definire – di due o tre euro all’ora, senza alcuna tutela). In fin dei conti, ricordare i mondariso – oltre a non disperdere un pezzo di storia affidato soprattutto alla lucidità dei nonni e delle nonne ancora in vita – vuol dire anche ritrarre un frammento del nostro Paese. Di umiltà, dedizione, la famiglia prima di tutto e un lavoro mai abbastanza intinto nella dignità. «Acqua alle ginocchia, per ore, zanzare e insetti ovunque, e poche lire da portare alle famiglie rimaste a casa. È la memoria di chi ha fatto un pezzo d’Italia, quello che non sapeva più scendere a umilianti compromessi e voleva scrivere un nuovo alfabeto», scrive la giornalista Elisa Malacalza su “Libertà”. Per donare, è possibile effettuare un bonifico al conto corrente della Provincia numero 30718008 (codice Iban: IT 33 H06230 12601 0000 3071 8008 con causale “Monumento mondine”).
Prone, in file parallele,
avanzano sguazzando,
le mani vescicate ad artigliar le erbacce,
un unico esercito in parata,
impeccabilmente misero.
(Dalla poesia “Mondine al lavoro” di Renzo Montagnoli)
