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I droni per monitorare ponti e infrastrutture: «Si ridurrebbero costi e pericoli»

I droni possono salvare i ponti? Senza azzardare troppo sull’infallibilità della tecnologia, «è fondamentale far sapere che esistono apparecchi in grado di monitorare la salute delle strade e dei viadotti con precisione». Il piacentino Gian Francesco Tiramani, mago dei droni e fondatore della startup “Skyview”, vuole sensibilizzare il dibattito sull’opportunità di impiegare questi mini-velivoli per il controllo delle infrastrutture. «I sistemi tradizionali spesso hanno costi elevati, impatti negativi sulla viabilità, rischi per il personale e grandi difficoltà a raggiungere i luoghi più dispersi».
Ad oggi, infatti, per verificare lo stato di un’opera pubblica vengono utilizzati gli “snooper” – strutture estensibili agganciate agli autocarri che consentono di portare i tecnici sotto ai ponti -, le piattaforme elevatrici o le calate in corda con i pochi specialisti in grado di intervenire. «Da questo punto di vista, i droni civili hanno potenzialità enormi, che potrebbero risolvere l’assenza di controlli o la loro frequenza non sufficiente a garantire la sicurezza della collettività – prosegue Tiramani -. Una prevenzione attenta significa anche una riduzione delle spese che subentrano quando si rincorre un’emergenza». Insomma, si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione.
Nei mesi scorsi, il team di Tiramani ha già svolto sperimentazioni di questo tipo nella provincia piacentina, dove certamente non mancano le infrastrutture stradali da risanare. «I droni non costringono più le persone a spostarsi per vedere con gli occhi, ma traslano semplicemente il mezzo di ripresa, in modo sicuro e con la possibilità di raggiungere qualsiasi punto d’osservazione. Inoltre – aggiunge l’esperto -, possono essere dotati di scanner 3D o termocamere per misurare la delaminazione del calcestruzzo e il surriscaldamento dei materiali di costruzione».
Fin da subito, la Provincia di Piacenza ha preso in considerazione l’impiego dei droni: «Due anni fa – illustra la vicepresidente Patrizia Calza – abbiamo raccolto alcune immagini sopra una frana in Val d’Aveto, individuando la necessità specifica (delimitare la zona con una rete o eliminare i massi) ed evitando la discesa in campo dei rocciatori, che avrebbe richiesto un costo maggiore e un’esposizione pericolosa degli esseri umani». Anche durante l’inaugurazione del cantiere per le palestre scolastiche nell’ex Laboratorio Pontieri, la Provincia ha fatto ricorso all’occhio ad alta quota per realizzare un filmato informativo. «Il drone rientra nell’offerta migliorativa dell’accordo quadro che abbiamo stipulato con le aziende private. Ciò vuol dire che potremo utilizzarlo anche in futuro, insieme ad altre tecnologie importanti come i “laser scanner”», cioè strumenti per il rilevamento di modelli tridimensionali che sono già stati sfruttati per dettagliare le grandezze della tangenziale di Lugagnano.
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)
