curiosità
Il 18enne Alessandro Dentoni, volontario della Protezione civile: «Ho domato il mio primo incendio»
Alle nove e un minuto ha compiuto diciott’anni. Alle nove e quindici minuti ha domato il primo incendio della sua vita. «Lo scorso 15 luglio, mi trovavo nel paesello di Campi Salentina in Puglia con la Protezione civile per il monitoraggio antincendio dei boschi. In una settimana, il nostro gruppo ha spento le fiamme per sette volte. Allo scoccare della maggiore età, esattamente dopo quattordici minuti, ho potuto finalmente impugnare anch’io la pompa ad acqua». C’è chi probabilmente ha una divisa cucita addosso dalla nascita. Che calza a pennello – al di là della taglia fisica – per etica, passioni e obiettivi. Quella di Alessandro Dentoni è di colore blu e giallo fosforescente, con il simbolo tricolore della Protezione civile stampato sul petto. Figlio d’arte (suo padre, Leonardo, coordina il volontariato piacentino dell’ente e la sezione locale delle radiocomunicazioni), il giovane è cresciuto calpestando le macerie nelle zone terremotate e metabolizzando il significato più tangibile della parola “emergenza”.
«Fin da piccolo, ho accompagnato mio padre nelle aree d’intervento della Protezione civile – racconta Alessandro -. Nel 2009, all’età di nove anni, sono partito verso l’Abruzzo per il terremoto dell’Aquila. È stata la prima emergenza nazionale a cui ho preso parte. Da quel momento, ho cercato di supportare il team piacentino per le alluvioni e le piene del Po, sia in sala radio che in segreteria». Nel 2012, raggiunge le località emiliane terremotate a fianco del genitore: «Ho in mente gli edifici crollati al suolo, le rovine e l’immagine di una signora che ci ha portato un vassoio di dolci in tenda per ringraziare i volontari. Ma, appena dopo, è arrivata una scossa d’assestamento che ha sconquassato la cucina, rompendo vetri e calcinacci». Anche nel 2014, durante la terribile alluvione di Piacenza, Alessandro si mette a disposizione: «Oltre all’urgenza idrogeologica, è subentrata la ricerca di tre persone disperse in mezzo ai sassi e al fango del Nure, quindi in condizioni difficoltose per più di un mese. Ricordo il fanalino di un’automobile che spuntava dal terreno, con tutto il mezzo sommerso e accartocciato. È stato un quadro spaventoso». L’esordio operativo vero e proprio avviene nel 2016 a Predalbora, nel comune di Farini. «Per tre giorni, abbiamo cercato una signora dispersa. Abbiamo allestito il campo base con i vigili del fuoco e le altre autorità. Insomma, è stata attivata tutta la macchina dei soccorsi. Il perimetro del territorio è stato suddiviso e le singole squadre di ricerca si sono messe al lavoro. Con la supervisione di mio padre, mi sono occupato della radiocomunicazione. Sono anche uscito con i colleghi per individuare la donna. L’aiuto dei cinofili è stato indispensabile: aveva l’alzheimer, è stata trovata viva in un castagneto dove giocava da bambina». Quando si conclude con successo una missione di questo tipo, qual è la sensazione immediata? «Soddisfazione e gioia, perché si è compiuto quasi l’impossibile».
L’esperienza che Alessandro ha più a cuore è quella nel terremoto del Centro Italia: «Il 24 agosto, 2016 è stata registrata la scossa di magnitudo 6.0. Il giorno seguente, siamo giunti ad Accumuli. Dopo i giri di perlustrazione con il gruppo piacentino e i tecnici del Comune, abbiamo avviato i lavori per la costruzione del Centro operativo comunale, in gergo detto “Coc”. In pratica, una grossa tenda nella piazza della città che fungeva da nucleo territoriale d’emergenza, con il sindaco, il personale interno e le forze dell’ordine pronte a coordinarsi. Noi abbiamo creato la struttura informatica e comunicativa della tenda in sette ore, installando per esempio la parabola per la connessione internet e generando il ponte radio. Abbiamo fatto altrettanto a Norcia, realizzando questa sorta di occhio e braccio della Protezione civile. Al mattino, siamo stati svegliati da una scossa di magnitudo 3.5: stavo cadendo dal letto, ho aperto gli occhi e le case si stavano sbriciolando».
A giugno, Alessandro partecipa alla mega-simulazione internazionale di calamità naturali tra i fiumi Tagliamento e Livenza in Veneto e Friuli: «L’esercitazione, denominata “NEIFLEX” e diretta dal dipartimento nazionale di Protezione Civile, mi ha permesso di prendere ulteriore confidenza con le tecnologie di radiocomunicazione, interagendo in inglese con il personale di Montenegro, Serbia, Russia e Austria». Il ragazzo prova spesso a stimolare i suoi amici a entrare nella Protezione civile: «Alcuni li ho convinti, ma ovviamente può farlo chi ha tempo. Non deve essere un peso, ma un’occasione per sfruttare le proprie passioni – come l’elettronica o la cucina – per soccorrere qualcun altro. Amo fare il volontario perché posso aiutare la gente in maniera significativa. Inoltre, riesco a stare in contatto con i territori e a conoscere i cittadini dell’Italia intera, collaborando con figure che mai avrei pensato di poter conoscere. Ringrazio chi mi ha dato la possibilità di imparare. Non mi fermerò – giura Alessandro -, è la mia passione. Anzi, spero che in futuro possa diventare perfino un lavoro».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)