curiosità
Ettore Capri a Bruxelles: «È sbagliato pensare di abolire i pesticidi»
Da Piacenza a Bruxelles per approfondire l’uso dei pesticidi in agricoltura. Una settimana fa, il prof. Ettore Capri, esperto internazionale in materia e docente della facoltà di scienze agrarie nella sede locale dell’università Cattolica, è volato nel Parlamento europeo per condividere la propria posizione con i membri del comitato speciale per i prodotti fitosanitari, istituito in particolare dopo le preoccupazioni sorte sui rischi connessi al glifosate.
«La mia impressione è che l’Ue sia intenzionata a togliere progressivamente al mondo dell’agricoltura le tecnologie chimiche e genetiche, provocando l’aumento delle spese di produzione e i costi per il consumatore finale – spiega Capri con schiettezza -. Alcune lobby pensano che possa esistere solo il concetto assoluto di filiera biologica, ma sbagliano: l’agricoltura professionale ha bisogno di questi strumenti». Secondo Capri è sbagliato adottare un approccio precauzionale verso il glifosate, cioè il potente erbicida al centro di numerose controversie riguardo gli effetti sulla salute umana: «Pur essendo una sostanza potenzialmente contaminante, non bisogna vietarla a priori. Infatti, genera profitto per gli agricoltori, già di per sé in grossa difficoltà economica. Occorre adeguarsi a un utilizzo sostenibile del glifosate, coordinandone la distribuzione e la somministrazione sui campi in modo equilibrato nello stesso territorio. Questo compito spetta agli amministratori locali e alle aziende del settore, dato che solo il sovrautilizzo complessivo dell’erbicida nella stessa area può portare a fenomeni di inquinamento».
Ad aprile, i Paesi membri dell’Ue hanno approvato la proposta della Commissione europea che introduce il divieto di utilizzo all’aperto di tre pesticidi neonicotinoidi perché nocivi per le api. Questo provvedimento è stato toccato dall’intervento del docente piacentino: «Non è giusto danneggiare l’agricoltura con l’abolizione dei pesticidi per il benessere delle api, quando invece servirebbero politiche d’attenzione per il loro stato nutrizionale e quello di tutti gli altri insetti impollinatori. In altre parole, le api selvatiche necessitano di fiori spontanei e colture pollinifere di cui nutrirsi: per esempio, accostare i girasoli alle coltivazioni di mais sarebbe una buona soluzione. Limitare la lavorazione del terreno, creando margini di campo con piccoli boschi e siepi – conclude Capri – aumenterebbe la biodiversità, favorirebbe la riproduzione degli organismi che uccidono i parassiti indesiderati all’uomo e pertanto ridurrebbe l’impiego dei pesticidi».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)