Cucina
Piace.EAT, la nuova fiera alimentare del territorio. Cavalli (Piacenza Expo): «Attendiamo 10mila visitatori»
Dal 27 al 29 ottobre a Piacenza Expo, l’ente fiera in località Le Mose, verrà inaugurata un’innovativa manifestazione agroalimentare: Piace.EAT. Il tema fondante sarà il rapporto tra i prodotti tradizionali della provincia e la tematica della salute, un collegamento ardito ma di sicuro impatto. E – pensandoci bene – i presupposti sono ottimi, data la produzione agricola di grande qualità del nostro territorio. Ma anche quella casearia, vitinivinicola e dei salumifici, che se inserite con il giusto equilibrio all’interno dell’alimentazione possono soddisfare il piacere senza nessuna controindicazione.
Il nome Piace.EAT mira a riprendere il nome della città e le gioie della tavola collegandole in modo stretto a energia, alimentazione e territorio, i tre pilastri sui cui verrà costruita la fiera. Nel padiglione principale sarà presente una zona di mostra – mercato, in cui i produttori e le associazioni di categoria esporranno e venderanno i loro prodotti. Non mancheranno gli incontri per discutere le tematiche sotto varie lenti e punti di vista. Convegni scientifici, tavoli culturali, corsi pratici, per una visione a trecentosessanta gradi che possa dare alla gastronomia piacentina e al suo turismo il lustro che meritano.
Per capirne qualcosa di più, abbiamo intervistato Giuseppe Cavalli, presidente e amministratore unico di Piacenza Expo.
Com’è nata l’idea della fiera Piace.EAT?
«Il mio obiettivo è quello di creare un evento che permetta a tutte le attività del comparto agroalimentare di Piacenza di avere visibilità, e di valorizzare quindi i prodotti del Piacentino. Perché sono essenzialmente convinto che alla nostra città non manchi nulla sotto questo profilo: pomodoro, salumi, formaggi, vino, aglio, cipolla, asparago, ciliegia, sono solo alcune delle eccellenze che siamo in grado di produrre. Perciò, ho avviato un confronto con gli imprenditori del settore: ho dovuto scardinare le tipiche perplessità della mentalità piacentina, e grazie alla collaborazione del comparto medico e dell’Università Cattolica sono stati creati contenuti di livello davvero elevato. Ci sarà almeno una decina di convegni spalmati sulle tre giornate e la mia speranza è un inizio abbastanza buono, in modo da poter “piantare un paletto”. Che nelle prossime edizioni possa evolversi in “pilastro”, poi a “fondazione” e infine a “solido palazzo” su cui l’agroalimentare piacentino possa appoggiarsi per spiccare il volo».
Il taglio dell’evento è abbastanza particolare.
«Sì, è necessario per riuscire a distinguersi nel mondo del food ormai abbastanza inflazionato. E credo che calare i nostri prodotti all’interno della vita quotidiana, cogliendoli come possibile fonte di salute (un collegamento importantissimo e ora più che mai attuale) può essere la carta vincente di Piace.EAT».
È una fiera che punta a ottenere risultati nel lungo termine?
«Sì, ma preferisco essere scaramantico. A livello strategico preferisco creare tante piccole fiere di nicchia, che però hanno la forza di automantenersi».
Qual è l’entità dell’investimento economico?
«Abbiamo stanziato un budget di 70mila euro, abbastanza risicato ma sufficiente. Ci aspettiamo un numero di visitatori compreso tra le 8mila e le 10mila persone. Puntiamo sui convegni, a cui sono già pervenute numerose adesioni, e sulla giornata di lunedì che sarà dedicata ai buyers esteri. Il pareggio di bilancio sarebbe il risultato ideale: la certezza d’aver investito su un evento solido da cui ripartire nel 2019».
Davide Reggi