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Piacenza, 3018: le piste ciclabili sono comode e ben collegate. Utopia o realtà?
Piacenza, 3018: le persone lasciano l’automobile in garage e salgono sulla bicicletta, pedalando fino a scuola, al lavoro o a ristorante. Le piste ciclabili sono comode, larghe, estese, collegate ai punti nevralgici della città. E, soprattutto, non si rischia di centrare una buca e capitombolare per terra. Oslo, 2018: succede davvero, o quasi.
Il primo scenario è fantastico, nel senso di fantasioso e utopistico. Il secondo caso, invece, è ciò che sta accadendo realmente nella capitale norvegese, dove il sindaco Marianne Borgen ha da poco confermato – con drastica concretezza – la nomina della metropoli a “Capitale verde d’Europa 2019”, deliberando un pacchetto di azioni atto a purificare l’aria con il divieto d’accesso alle automobili nel centro, la soppressione di oltre settecento parcheggi, la creazione di aree a traffico super-limitato, la pedonalizzazione delle vie cittadine e l’aumento delle tariffe dei pedaggi urbani. Nel 2017, nella capitale nordica, sono già stati eliminati trecento posti auto. Ovviamente, sono diverse le opinioni contrarie a queste misure: la maggiore preoccupazione riguarda i commercianti che temono di assistere alla desertificazione di acquirenti dal centro di Oslo.
Al contrario, comunque, a Piacenza regna un «contesto scoraggiante per le due ruote», come evidenzia Pietro Aglianò, presidente dell’associazione “Fiab Amo la bici”. Molte piste ciclabili, per esempio quella in via Veneto, sono dissestate, interrotte da pali, lampioni o buche che le rendono pericolose. «Spesso, le piste ciclabili fungono solo da occasione ghiotta per parcheggiarvi sopra l’automobile – fa notare Aglianò -. Occorre metterle in sicurezza. Ma bisognerebbe investire anzitutto su aree riservate esclusivamente a pedoni e bici, al di là delle corsie separate sulle vie limitrofe al centro». Nei giorni scorsi, una signora di 76 anni è stata multata in via Gadolini per essere passata in bici sul marciapiede, senza il permesso dell’apposita segnaletica: forse, l’anziana non si sentiva abbastanza sicura sulla carreggiata, accanto al traffico delle automobili.
Lo ha spiegato suo figlio, Corrado Tagliaferri, su Facebook: «Le ciclabili sono piene di continui incroci con altre vie, nonché “saliscendi” e tratti che improvvisamente terminano sul marciapiede. In certi casi, la franchezza di una persona anziana nel districarsi tra i pericoli del traffico stradale, caotico, frettoloso e distratto, risulta piuttosto complessa». Per i giovani residenti di Pittolo, raggiungere il campus scolastico “Raineri-Marcora” sulle due ruote può essere un terno al lotto: da tempo le famiglie chiedono la messa in sicurezza dell’attraversamento sulla strada Agazzana e il prolungamento dell’attuale pista ciclabile che unisce la città e il parco della Galleana al borgo Santa Franca, evitando così di pedalare – come capita oggi – su un tratto alternativo eccessivamente stretto.
Lo scorso giugno, sulle pagine di Libertà, alcuni iscritti all’università Cattolica di Piacenza hanno lamentato l’assenza di una pista ciclabile ben delimitata in via Emilia Parmense, la strada principale per raggiungere il polo studentesco e – viceversa – andare in centro storico.
La Giunta Barbieri ha più volte rassicurato di voler favorire la mobilità sostenibile: tutta la rete ciclopedonale cittadina – a detta dell’assessore ai lavori pubblici Paolo Garetti – è in fase di progettazione nel Pums (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile).
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)