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«Dal precariato italiano all’università in Texas, dove tutto è in divenire»
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Dalla laurea triennale in storia e la magistrale in geografia all’università di Milano, al dottorato in Texas (che non è solo la terra dei cowboy ritratta nei film western). Il 27enne Valerio Rossi, nato a Piacenza e cresciuto a Calendasco, ha rinunciato al posto da funzionario esecutivo nell’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna per inseguire il sogno del massimo grado di istruzione universitaria ottenibile.
«La carriera accademica è sempre stata il mio sogno. Una volta appresi i lati negativi del dottorato in Italia, cioè l’incertezza e la precarietà, inizialmente ho rinunciato a parteciparvi, anche a causa di un grave lutto famigliare – ricorda Valerio -. Nell’autunno del 2017, però, ho ricominciato a riflettere su come non dovessi abbandonare così in fretta il mio desiderio, ipotizzando di richiedere l’ammissione nelle migliori università a livello globale».
Il giovane ha iniziato così a preparare le “applications”, cioè le domande per le università nordamericane più quotate. «È stato un vero e proprio lavoro. Almeno tre lettere di referenza dei docenti, elenco degli esami con relativi voti, un saggio in italiano, uno in inglese, testo di presentazione, curriculum, certificazione linguistica. Dopodiché sono seguite le interviste via telefono o skype. E infine l’ammissione, con una soddisfazione che non ha paragoni».
Ha ricevuto quattro potenziali ammissioni: la McGill University a Montreal, l’università del Wisconsin, l’università della Georgia e l’università del Texas. «Ho optato per quest’ultima, specie per l’ammontare della borsa di studio. A marzo ho usufruito di viaggio pagato dall’università per la visita del campus, a maggio ho avuto un colloquio all’ambasciata per il visto, e a inizio agosto sono partito per Austin, la capitale del Texas. A fine agosto ho iniziato l’esperienza del dottorato. Un percorso di studio e lavoro che durerà sei anni».
Attualmente, il ragazzo ricopre la duplice veste di studente e assistente di docenza. «Come studente, devo seguire tre corsi seminariali a semestre. Come docente, invece, insegno lingua italiana al fianco di un altro insegnante. Dal prossimo semestre mi occuperò autonomamente delle lezioni in una classe. Adoro insegnare, è il momento più bello della settimana. L’università americana è completamente diversa da quella italiana, soprattutto riguardo alle metodologie didattiche». Rispetto all’Italia, quali differenze si notano a primo impatto? «A Piacenza si respira la storia, l’arte, la cultura – risponde Valerio -. In Texas tutto è nuovo e in divenire. Da un lato è affascinante osservare il fermento e la vivacità della società americana, dall’altro però manca la bellezza classica, il fascino architettonico e artistico delle nostre città».
Guardando al futuro, Valerio è combattuto tra l’amore per la patria e le possibilità lavorative Oltreoceano: «In Texas, grazie a un dottorato, è possibile raggiungere posizioni di rilievo. In Italia occorre sopravvivere nel precariato, con compensi sottopagati per anni».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)
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