cultura
«A 51 anni non è troppo tardi per laurearsi, vi racconto la mia esperienza»

Non è mai troppo tardi per imparare. È il ritornello della vita della 51enne Cristina Fanolli, che ha fatto dello studio la propria rivincita personale: «Sono cresciuta nelle case popolari, in una famiglia con qualche difficoltà economica. Ho cominciato a lavorare da giovanissima, interrompendo il percorso scolastico».
Molto tempo dopo, però, Cristina ha ripreso in mano il quaderno, la penna e lo zaino: nel 2009, all’età di trentanove anni, ha conseguito il diploma di maturità. Nel 2015 si è laureata in scienze della formazione, di fronte allo sguardo fiero del padre 71enne: «Quel giorno era commosso, mi ha abbracciato forte». Adesso sta preparando la tesi per la laurea magistrale in progettazione pedagogica. «La mia generazione tende a sedersi e ad arrendersi alla quotidianità, chiudendo in un cassetto i sogni. Voglio che passi il messaggio che non siamo morti: a cinquant’anni abbiamo ancora tanto da dire».
La storia di Cristina – che oggi è un’educatrice professionale in una casa accoglienza per persone fragili – inizia da un profondo senso di vuoto: «Dopo aver gestito un piccolo negozio, chiuso per le troppe spese, sono riuscita a trovare un posto da impiegata. Tuttavia, mi sentivo insoddisfatta: un corpo messo lì a scaldare la sedia. Tra il 2008 e il 2009, la filiale dell’azienda ha chiuso e sono rimasta disoccupata».
Nel 2006, per colmare quella lacuna esistenziale, «mi sono iscritta a una scuola superiore di Cremona nell’indirizzo per dirigente di comunità. Seguivo le lezioni in orario serale, dalle 18 a mezzanotte. Ho affrontato l’esame di maturità con alcuni coetanei ma anche ragazzi e ragazze di diciannove anni. Non ho mai avuto nessun problema a entrare in contatto con gli adolescenti, infatti penso di essere socievole e di avere una buona capacità relazionale. Comunque, non è stato facile: ho dedicato ogni weekend alla preparazione delle verifiche. Bisogna essere molto motivati. Raggiungere l’obiettivo del diploma è stata un’immensa soddisfazione».
Come cambia la percezione della scuola rispetto a chi ha quindici o sedici anni? «Per me non è stato semplice ritrovare l’elasticità mentale necessaria ad apprendere i concetti. Ma ero più motivata in confronto a certi ragazzi costretti dai genitori». Cristina ha presentato una tesi di maturità sulla demenza, «sia per quanto riguarda gli anziani sia nell’accezione di inquietudine e genio». Poi si è subito iscritta all’università Cattolica di Piacenza, supportatta da una borsa di studio.
Il primo impatto nell’ateneo è stato «traumatico»: «Gli altri studenti inizialmente mi guardavano increduli, chiedendosi se fossi una docente o una compagna di classe. Ben presto, con l’appiglio degli appunti o dei chiarimenti, il dialogo è venuto da sé. Mi sono laureata con una tesi sullo psicodramma moreniano, una particolare metodologia del lavoro di gruppo». Ora sta per completare la magistrale, e – dopo un anno sabbatico dai libri – sarà pronta per intraprendere un nuovo percorso universitario in psicologia: «Finché la mia memoria resiste, non voglio mollare».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)
