curiosità
Vendesi chiosco! La storia del venditore di bandiere in viale Sant’Amborgio

«Sono devoto a Padre Pio, come il premier Giuseppe Conte». È una presentazione non da poco quella di Ippolito Elia, lo storico venditore di bandiere e magliette da calcio di Piacenza. Nato ottantadue anni fa a Torre Annunziata, nei pressi di Napoli, ben presto si è ritagliato il “suo” Palazzo Chigi nel negozio-chiosco “I due Samurai” di sei metri quadri, situato prima in stazione e ora in viale Sant’Ambrogio. Quasi un simbolo della città, inconfondibile e retrò. «Vivo qui da tantissimo. Ormai mi sento un piacentino, ma non “del sasso”», scherza l’eccentrico commerciante. Seduto su una sedia da campeggio accanto al punto vendita, con la spilla del Napoli sul bavero della giacca e due anelli luccicanti al dito, immancabilmente elegante e gentile, Ippolito dice di essere stanco: «Vorrei andare in pensione, ormai ho una certa età. Prima, però, voglio passare il testimone a qualcuno».
Sulle pareti esterne del chiosco, da tempo campeggia un cartello abbozzato con scritto “Vendesi”, accanto ad altri manifesti pubblicitari “fai da te” disegnati col pennarello: “Dal 1950, sport e calcio in stazione di Piacenza”. Il suo chiodo fisso è la «concorrenza sleale dei centri commerciali, che vendono tutto dalla A alla Z e che hanno danneggiato le piccole attività».
Il baracchino di Ippolito è un concentrato di aneddoti e vicissitudini di un’epoca in via d’estinzione. «Prima di aprire il chiosco, lavoravo come barman nel buffet della stazione, dove si recavano a bere il caffè i tenori Flaviano Labò e Gianni Poggi. Li vedevo sempre», ricorda contento. Successivamente, si butta nel mondo del mercato ambulante e poi apre il chiosco nelle vicinanze del bar Sorgente a piazzale Marconi: «Lì era un’altra storia, perché facevo più affari. I tassisti e i pendolari erano clienti assidui. Era in funzione anche la linea ferroviaria tra Piacenza e Bettola. A causa dei lavori di rifacimento dell’area, mi trasferirono in viale Sant’Ambrogio. Il Comune mi disse che terminato il cantiere sarei tornato nel mio posto originale. Ma sono ancora qui: si vende poco, pago le tasse e sono in regola».
All’interno del chiosco, oggi, sono appese le fotografie di una vita: una cerimonia di premiazione con Confesercenti; in viaggio a Lourdes con la sorella; il ritratto del fratello Aldo (co-titolare del negozio) deceduto qualche anno fa; Ippolito di fronte al vecchio bazar e infine abbracciato a Pierluigi Bersani con un grosso sorriso. Immagini sbiadite, custodite con cura nel suo minuscolo regno fatto di bandiere e magliette da calcio, ma anche cuffie, sciarpe, cappotti, radiosveglie, rasoi elettrici e dvd. «Fummo tra i primi a vendere i film in vhs e le musicassette».
Tuttora conserva sul tavolo alcuni reperti di cassette a nastro, come quella del «super» cantante e pianista statunitense Ray Charles. C’è pure un vecchio poster di Augusto Daolio dei Nomadi. Qualcuno sussurra che da Ippolito fosse possibile trovare anche materiale un po’ più spinto. Poco importa: ora vuole cedere l’attività, con il desiderio di un erede che continui a far sventolare le sue bandiere.
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)
