politica
«Meno armi e più formazione». Anche Roberto Reggi all’ONU a New York con “Rondine”
Il palazzo di vetro, la sede delle Nazione Unite a New York, non è un luogo di facile accesso. Le visite sono ristrette a poche aree e i controlli molto rigorosi, la visione che si ottiene è quantomeno superficiale. Tutto questo cambia se però si ha un invito ad entrare, una motivazione di tipo istituzionale e diplomatica: è possibile farsi un’idea più ampia, partecipare agli incontri, capire il funzionamento di uno degli organi più importanti per il mantenimento degli equilibri mondiali. Un privilegio molto raro, di cui però Piacenza può vantarsi grazie al nostro concittadino Roberto Reggi che lo scorso 10 dicembre, in occasione del settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ha partecipato ad un incontro per presentare il metodo di “Rondine“, un’associazione di cui fa parte l’ex sindaco piacentino come membro del consiglio d’amministrazione.
“Rondine” è nata nel 1988, dall’idea dello psicologo Franco Vaccari e da un gruppo di amici che voleva sperimentare i valori dell’ospitalità e del dialogo ispirandosi a Giorgio La Pira e Don Milani. Già dai primi anni le conquiste sono state al di là di ogni aspettativa, come la lettera inviata in piena Guerra Fredda alla first lady russa Raissa Gorbaceva (un perfetto esempio dei primi sforzi di diplomazia popolare partita dal basso). I rapporti con la Russia vengono mantenuti e nel 1995 “Rondine” è chiamata a fare da paciere tra le due fazioni coinvolte nella guerra di Cecenia, riuscendo anche a ottenere la cessazione del fuoco per 72 ore, che poi purtroppo fallirà non portando ad avviare una trattativa risolutiva. I rapporti peròottimi con entrambe le fazioni porteranno nel 1998 alla svolta più significativa del progetto “Rondine“: la nascita dello Studentato Internazionale, con la trasformazione del piccolo borgo in una vera e propria Cittadella della Pace. Esso rappresenta l’attuale occupazione principale dell’associazione ed è rivolto a studenti universitari provenienti da paesi in conflitto tra loro, che sono chiamati per due anni a convivere con il proprio “nemico”. È un esperienza difficile e fortissima ma che, tramite le attività comuni e il dialogo, punta alla risoluzione del conflitto, alla creazione di nuovi legami e idee per la pace, insomma alla formazione dei leader diplomatici di domani. In tutti i vent’anni di attività sono poi nati altri due progetti paralleli, il quarto anno liceale, partito nel 2015, pensato per promuovere una consapevolezza maggiore rispetto al mondo e alla diversità in ragazzi che stanno per diventare adulti, e soprattutto Rondine International Peace Lab. Si tratta di un’iniziativa degli studenti usciti dalla cittadella nel tempo instauratasi in tantissime aree del mondo e che nel 2018 ha visto il suo primo grande successo: la gestione pacifica e democratica dell’elezioni presidenziali in Sierra Leone, in cui è stato facilitato il processo informativo per i cittadini e sono stati evitati conflitti.
Lo scorso 10 dicembre, su invito del Ministero degli Esteri e della Rappresentanza Italiana alle Nazione Unite, “Rondine” ha presentato dunque la sua storia e il suo “metodo, cogliendo anche l’occasione per il lancio di un appello ai 193 stati membri dell’Onu. La sottrazione di una cifra simbolica dal bilancio della difesa, da destinare alla formazione di giovani capaci di gestire le situazioni di conflitto e indirizzarle verso la pacificazione, oltre che la richiesta d’inserimento dell’educazione ai diritti umani nei sistemi d’istruzione nazionale, integrata ovviamente con i processi creativi sviluppati dal Metodo Rondine nella sua esperienza. Due misure attuabili, concrete, da cui l’uomo può ripartire per dare speranza alle generazioni future.