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Fabio Guarino, dal pennello alla penna da tatuatore: «Sono giovane e amo l’arte»
Per mettere in circolo nuovi stimoli, Fabio collabora con l’associazione giovanile “Diciottotrenta”. Durante gli eventi pubblici del gruppo, propone esibizioni di live painting.
C’è chi è nato col pennello in mano – sognando di ricalcare le orme dei suoi «mentori» Van Gogh e Dalí – e poi da adulto ha afferrato la penna da tatuatore per curiosità e spirito di adattamento.
Il 25enne Fabio Guarino, soprannominato “GuariArt”, è un giovane artista piacentino che spazia dall’illustrazione anatomica alle tele più classiche. Dopo essersi diplomato al liceo artistico, il ragazzo ha frequentato la scuola internazionale di Comics a Reggio Emilia, dove ha approfondito l’illustrazione grafica e il fumetto. Tre anni fa, ha cominciato a lavorare in uno studio di tatuaggi. «Ma prima ho partecipato anche ad alcuni corsi di scultura del marmo e di altre forme d’espressione. Amo tutto ciò che rientra nell’ambito artistico. Voglio dare valore a questo settore, perché credo che purtroppo stia morendo. Su trenta compagni di classe con cui ho condiviso le scuole superiori, solo due di loro hanno proseguito nel campo artistico a livello professionale».
Per mettere in circolo nuovi stimoli, Fabio collabora con l’associazione giovanile “Diciottotrenta”. In particolare, durante gli eventi pubblici del gruppo, propone esibizioni di LIVE PAINTING. «Consiste nell’esecuzione dal vivo di un’opera, con la volontà di svelare i retroscena e mostrare la parte esecutiva di un quadro. Infatti vengono messe in luce le varie fasi di lavoro e preparazione, direttamente sul posto. Il live painting attrae pubblico, porta novità e rinnova il rapporto tra arte e cittadino».
Fabio ha svolto l’ultimo spettacolo di live painting lo scorso settembre nel giardino della galleria Ricci Oddi nella manifestazione “Arte in circolo – volume III”, realizzando il disegno di una squalo sezionato: «Mi piace cimentarmi nell’illustrazione naturalistica e scientifica, grazie alle lezioni di anatomia al liceo». Stilisticamente, però, oggi il giovane è influenzato dal mondo dei tatuaggi, in cui spesso deve scendere a compromessi: «Passo dalla semplice incisione di una lettera sul polso alla raffigurazione gigante sulla schiena ben più soddisfacente. Anche i tatuaggi a volte richiamano la pittura, con la stessa armonia, tonalità e resa dei colori».
Fabio dipinge ancora le tele murali su commissione, svariando dalle pareti delle aziende alle camere da letto dei bambini. «Cerco di amalgamare differenti tecniche a trecentosessanta gradi. Mi gratifica pensare ai sacrifici compiuti e ai risultati che finalmente sto raccogliendo». A 25 anni non è facile immaginarsi nella così detta fascia anagrafica degli “anta”, due o tre decenni dopo. «Non ho la più pallida idea di come sarò. Spero solo di non accantonare l’arte. E di continuare a tornare a casa stanco ma appagato dal mio lavoro».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)