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Radio Shock incalza il vescovo: «Ti sei mai innamorato?»

L’evento, aperto al pubblico, si è svolto nella saletta del museo diocesano “Kronos” in piazza Duomo, come tappa conclusiva della seconda edizione della rassegna “Natale ad Arte”. Come da prassi, lo scopo dell’intervista è stato quello di focalizzarsi sulla persona al di là della figura istituzionale, alternando l’intimità e il surrealismo.

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«Qua non ci siamo mai divertiti così tanto». Come dare torto al vescovo Gianni Ambrosio, che è stato “radiografato” dagli eccentrici redattori di Radio Shock, l’emittente del dipartimento di salute mentale dell’ospedale di Piacenza. Le domande pungenti – e a tratti imbarazzanti – hanno colpito anche la massima carica religiosa del nostro territorio, con una premessa necessaria: «Diamoci del tu!». E, neanche a dirlo, i pazienti non hanno rinnegato la confidenza appena ottenuta: «Povertà, obbedienza o castità, quale voto ti ha dato più filo da torcere?». Il vescovo non si è mai scomposto, sorridendo e replicando con franchezza: «Penso l’obbedienza, perché è difficile aprirsi all’interiorità di qualcun altro». E ancora: «Ti sei mai innamorato?», hanno chiesto dalle fila di Radio Shock. «Non del tutto – ha risposto monsignor Ambrosio -, ma ho conosciuto persone che mi hanno colpito per la bellezza, l’intelligenza e il fascino».

«Mio padre pensava che fossi troppo giovane per diventare prete»

L’evento, aperto al pubblico, si è svolto nella saletta del museo diocesano “Kronos” in piazza Duomo, come tappa conclusiva della seconda edizione della rassegna “Natale ad Arte”. Come da prassi, lo scopo dell’intervista è stato quello di focalizzarsi sulla persona al di là della figura istituzionale, alternando l’intimità e il surrealismo. Il vescovo ha così ricordato il papà Guglielmo e la mamma Caterina, che hanno fatto i conti con la sua decisione giovanile di affidarsi alla vita di chiesa: «Mio padre riteneva che fossi troppo giovane per diventare prete. Il medico che doveva attestare la mia buona salute per entrare in seminario era un suo amico, e non a caso inizialmente non mi rilasciò il certificato. Mia madre, per fortuna, mi diede una mano». Si è concesso anche alle memorie del passato: «Ero un bambino vispo. Raramente però ho detto le parolacce, in casa mia era vietato».

«Vescovo, durante la messa pensi ai fatti tuoi?»

I pazienti hanno aggiunto: «Quando celebri la Santa messa, ogni tanto pensi ai fatti tuoi?». Il vescovo si è fatto trovare pronto: «Vivo in comunione col Signore, i miei fatti corrispondono ai suoi». Ateo o mormone? «Sono cattolico», ovviamente… I redattori hanno scavato a fondo: «Quando hai pianto l’ultimo volta?». «Recentemente», ha confessato monsignor Ambrosio. E poi: «Mi è capitato di spaventarmi di fronte a un cane di grossa taglia, ho stretto il rosario in tasca e ho pregato».

Alla fine della registrazione, il vescovo ha ribadito il proprio plauso al progetto di Radio Shock, con il quale è entrato in contatto dieci anni fa – all’inizio del suo vescovado – e con cui ha interagito di nuovo ieri, nell’ultimo capitolo della sua esperienza in Cattedrale (al compimento del 75esimo anno di età, infatti, ha inviato la lettera di rinuncia al governo pastorale della diocesi di Piacenza-Bobbio): «Radio Shock rallegra il cuore, testimoniando la profondità del nostro territorio».

Anche il Guercino davanti al microfono

Dopodiché, sulla sedia dell’intervistato si è seduto un ospite d’eccezione: l’artista seicentesco Giovanni Francesco Barbieri, ai più conosciuto come “il Guercino”, interpretato (anzi: resuscitato) con grande simpatia da Pietro Paniglianti. I pazienti del dipartimento di salute mentale si sono sbizzarriti: «Sei uno che ci vede poco?», riferendosi al “difetto” nell’occhio del pittore. «Se vivessi ai giorni nostri te la sentiresti di pitturare le carrozze dei treni?». E ancora: «Non hai mai sofferto di cervicale, visto che stavi sempre col naso per aria?».

A margine dell’appuntamento, il medico e direttore Marco Martinelli – subentrato all’ex coordinatore Emanuele Guagnini – ha sfruttato l’occasione per ringraziare il personale e i volontari, nonché per annunciare che «dal 2019 verrà concretizzata la collaborazione tecnica con i giovani di Gioia Web Radio, la realtà radiofonica del liceo Gioia».

Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.