cultura
“Tutti quanti voglion fare Jazz!” – Nel cuore del Piacenza Jazz Fest, con Gianni Azzali e l’amore per il sax
CARAMELLE AGLI SCONOSCIUTI, rubrica a cura di Michela Vignola – Alla scoperta del Piacenza Jazz Fest, un appuntamento imperdibile per scoprire nuovi orizzonti musicali.

“Non suonare quello che c’è. Suona quello che non c’è.” La citazione di Miles Davis campeggia a lettere cubitali su una parete del Milestone, il tempio piacentino del Jazz. Un richiamo alla tecnica dell’improvvisazione, tanto cara ai cultori di questo genere musicale che ha compiuto oltre un secolo di storia, ma anche metafora dell’esistenza, invito a innovare, a conoscere alla perfezione le regole per il gusto di infrangerle. A cercare, insomma, quello che non c’è. Nell’arte come nella vita?
Comunicazione e diffusione del jazz
A fornire la chiave interpretativa è Gianni Azzali – sassofonista di fama, insegnante di Armonia e composizione, Musica d’assieme e Storia nel dipartimento Jazz del Conservatorio Nicolini e presidente del Piacenza Jazz Club – durante una lezione-concerto mattutina con i ragazzi del liceo Gioia. “Musicisti” e “mattina” sono concetti che di solito viaggiano in pieno e radicale contrasto ontologico, ma non quando in scena c’è qualcuno che ha fatto della comunicazione e della diffusione del Jazz una delle sue principali missioni.
Gianni Azzali e l’amore per il sax
Azzali è uno di quelli che dicono le cose serie ridendo, si capisce subito; innamorato della vita e della musica. Di quelli che danno l’anima, e non la rivogliono indietro. Di quelli insopportabilmente gentili, ottimisti e ben disposti verso il prossimo; che quando sono in crisi imbracciano il sax e suonano Blues, invece che annoiare chi li circonda con lamentele, post vittimistici sui social network, perle di saggezza filosofica, citazioni colte o mantra tibetani. Uno che vorresti avere in casa, e accenderlo la sera invece della televisione. Almeno, questo è che ciò si percepisce al primo impatto. Uno che sa prendere e prendersi in giro, in un gioco di improvvisazione che supera il piano delle sette note (che poi sette non sono), per approdare a un pentagramma di rapporti personali improntati a feeling, complicità, schiettezza e improvvisazione.
Quell’improvvisazione in puro stile jazz, però, che parte sempre da una base condivisa, da un sapersi ascoltare, aspettare o farsi inseguire di proposito, su quel palcoscenico, in un dialogo che invece delle parole usa sguardi e suoni, corde, ance e archetti, tasti e bacchette… Ossia, tutto l’armamentario strumentale e affini.
Il Piacenza Jazz Fest, giunto alla sedicesima edizione, prosegue fino al 7 aprile. Con artisti di fama internazionale e nomi noti anche al grande pubblico, come Stefano Bollani, oltre a formazioni provenienti da tutto il mondo. Sul sito www.piacenzajazzfest.it è disponibile il programma completo, con tutto quello che può interessare per avviarsi alla scoperta di un universo affascinante e sempre in trasformazione come quello della musica jazz. A Piacenza più viva che mai.
«Il jazz è un modo di affrontare la vita»
Ma, alla fine, che cos’è il jazz? Un genere musicale che sembra sfuggire ad ogni tentativo di definizione. Per il mitico Louis Armstrong, “se lo devi chiedere, non lo saprai mai”. Per Lou Reed, “se ci sono più di tre accordi, è jazz”. Anche lo scrittore Alessandro Baricco si chiede: “Cos’era? Non lo so. Quando non sai cos’è, allora è Jazz”.
E per Gianni Azzali? “E’ un modo di affrontare la vita – ci ha confessato – di andare a fondo con le tue emozioni per poi risalire, sperando di scorgere intorno a te sorrisi o lacrime, perché entrambi lasciano il segno nell’anima e ti fanno la vita più dolce.”
Michela Vignola
