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L’origine del Monterosso Valdarda Festival, in arrivo il 27 e 28 aprile a Castellarquato

NUTRENDO LE RADICI, rubrica a cura di Davide Reggi – Così nasce il Monterosso Valdarda Festival, una manifestazione che permette di degustare le produzioni delle cantine locali tra le vie suggestive del borgo arquatese, tra mostre, esibizioni musicali e street food. L’edizione 2019 (27-28 Aprile) sarà la nona, e comprenderà anche un’area dedicata alle Malvasie piacentine.

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Il 23 marzo 1536 Paolo III Farnese partì da Roma alla volta di Nizza: un viaggio sicuramente non di piacere, ma di grande importanza per gli equilibri europei. I suoi piani prevedevano un incontro diplomatico, per provare a pacificare Carlo V, re di Spagna, e Francesco I di Valois, re di Francia, le cui guerre decennali stavano devastando il territorio italiano. Le soste erano state messe in conto, data la lunghezza del viaggio, anche se non ne erano stati definiti i luoghi esatti, data la difficoltà di previsione delle singole giornate di cammino.

Ciò portò la delegazione a fermarsi in un piccolo borgo emiliano, in Valdarda, le cui sorti enologiche trarranno particolare giovamento da questo arrivo. Castellarquato era un piccolo villaggio medievale, e la visita del papa sconvolse i suoi abitanti; era imprevedibile però il fattore opposto, ovvero la reazione di Paolo III che fece subito entrare il paese nelle sue grazie.

Rimase colpito dal borgo, che domina la valle con la sua spettacolare vista, ma soprattutto dal vino che addirittura fece ritardare il suo viaggio. Ebbene si, dato che al momento di ripartire fece caricare parecchi barili sulle mule, dando disposizioni di procedere a passo più lento, per evitare di danneggiare il prezioso contenuto.

Una conferma dell’amore per il nettare arquatese viene poi da Lancerio, bottigliere del pontefice, che così scrisse di quella tappa:

Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna, che qui sono di così delicati vini quanto sia in tutta la Lombardia, tanto di rossi quanto bianchi. Et qui sua beatitudine si forniva per il suo viaggio anche se fosse a Ferrara e a Bologna”.

Lancerio nei suoi scritti racconterà anche di un’altra vicenda, ancora più eloquente, riguardante una discussione sui vini con alti prelati e nobili europei, che Paolo III troncò esternando chiaramente la sua preferenza – “portaci di quello di Castell’Arquato. È il solo degno di tanti ingegni” – ma soprattutto al bottigliere va un altro merito enorme, quello di aver chiamato per la prima volta il vino della Val d’Arda con il suo attuale nome: Monterosso. Perché di questo stiamo parlando, uno dei primi vini ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata, nel 1974, e che dieci anni dopo entrerà a pieno diritto nella DOC comprensiva dei Colli Piacentini.

Il 27 e 28 aprile torna il Monterosso Valdarda Festival a Castell’Arquato

La zona di coltivazione e vinificazione è limitata alla porzione collinare dei comuni di Castellarquato, Alseno, Carpaneto, Gropparello, Lugagnano e Vernasca e il disciplinare è stato pensato per una produzione che combini le caratteristiche di spicco delle uve bianche locali. L’aroma della Malvasia e del Moscato bianco, la delicatezza dell’Ortrugo, il corpo e l’acidità di Trebbiano e Beverdino, e infine i sentori speziati e la complessità sensoriale del Sauvignon. Un vino sempre diverso, variabile da cantina a cantina per la possibilità di caratterizzarlo combinando in modo differente le uve e che da qualche anno i suoi produttori cercano di far conoscere di più, avendone compreso le grandi potenzialità.

Così nasce il Monterosso Valdarda Festival, una manifestazione che permette di degustare le produzioni delle cantine locali tra le vie suggestive del borgo arquatese, tra mostre, esibizioni musicali e street food. L’edizione 2019 (27-28 Aprile) sarà la nona, e comprenderà anche un’area dedicata alle Malvasie piacentine.

Davide Reggi
SportelloQuotidiano.com

Classe 1995, da amante folle di cibo e vino si laurea in Scienze Gastronomiche a Parma, dove inizia a coniugare la passione con la scrittura. Ama il silenzio ma anche chi sa parlare, tanto da avere l'ipod pieno di monologhi; venera Marco Paolini, Roberto Bolano e chiunque si esprima con un po' di intelligente leggerezza.