curiosità
La studentessa Maria Rossi trasforma le bucce della frutta in farine nutrienti
Da studentessa dell’università Cattolica a “tuttofare” in un laboratorio nel sud dell’Inghilterra che trasforma le bucce della frutta in prodotti nutrienti. È un esperimento di vita – oltreché un percorso di consapevolezza sull’innovazione dell’industria alimentare – quello che sta seguendo la giovane piacentina Maria Rossi. La 21enne, infatti, ha scelto di svolgere un tirocinio curricolare di almeno 150 ore in un’azienda agricola a Bleadon, piccolo villaggio della contea del Somerset. Grazie all’aiuto della professoressa Giorgia Spigno, la ragazza – iscritta alla facoltà di scienze agrarie dell’ateneo piacentino (in particolare, al corso di studi in lingua inglese “Sustainable agriculture for food quality and enviroment”) – è partita per le campagne del Regno Unito lo scorso 25 luglio e farà ritorno nel nostro territorio fra una trentina giorni.
Maria, di cosa ti occupi nella fattoria a Bleadon?
«Do una mano alle attività in laboratorio, per esempio con i campionamenti volti alla tracciabilità dei prodotti. Credo che nei prossimi giorni inizierò anche a misurare le temperature di un mega essiccatore».
In buona sostanza, di quali lavorazioni stiamo parlando?
«L’azienda agricola si chiama “A&R House” ed è situata su un terreno di proprietà della famiglia House da decenni. Dal 2012, il progetto imprenditoriale si è concentrato sempre più sull’essiccazione e la pulizia delle vinacce di frutta. In altre parole, avviene il riciclo delle bucce di mela e ribes nero, scartate dagli impianti vicini di sidro e succhi, per preparare fibre nutrienti e farine da aggiungere in torte, frullati o altri tipi di ricette».
Cosa ti affascina di questo settore, con cui stai avendo a che fare in prima persona in Inghilterra?
«La possibilità di riutilizzare gli scarti generati da altre industrie è sicuramente un aspetto esaltante. Il mio “boss” inglese prende questi residui, li essicca in forni enormi e li vende sotto forma di ingredienti alimentari. Per di più, è un processo con effetti davvero positivi: il ribes nero è ricco di antiossidanti e antociani, un gruppo di pigmenti utile alla prevenzione di molte malattie e alla lotta contro l’invecchiamento cerebrale».
Con quali difficoltà iniziali hai fatto i conti, per ora?
«Ad oggi, non ho incontrato nessun ostacolo. La lingua non è un problema, perché sono abituata a esprimermi totalmente in inglese nel corso universitario che frequento alla Cattolica di Piacenza. Muoversi è semplice. E le persone del posto mi sembrano molto simili a quelle del nostro territorio, per quanto riguarda le relazioni e le abitudini. Ogni sera, nel dopolavoro, andiamo al pub a bere un drink e a fare due chiacchiere».
Cos’hai raccontato a proposito della provincia piacentina ai tuoi nuovi colleghi britannici?
«Della nostra provincia, ho citato il paesaggio pieno di vigneti, ben diverso dai loro scorci caratterizzati dai pascoli. E poi ho promosso il nostro ottimo vino».
Consiglieresti ai tuoi coetanei un tirocinio uguale?
«Lo suggerirei a tutti, senza dubbio. È un’iniziativa curricolare valida e spero che prenda sempre più piede. Nel settore agrario e alimentare, è difficile trovare italiani con buone competenze linguistiche, ed è un peccato perché è un comparto dove ci sono molti contatti con l’estero».
Ti piacerebbe riproporre l’idea di “A&R House” anche a Piacenza?
«Perché no! Si potrebbe riciclare quanto viene scartato dalle industrie di pomodori, dato che siamo la “capitale dell’oro rosso”, e creare farine nutrienti. Di certo, bisognerebbe valutare gli eventuali benefici dei pigmenti dei pomodori».
Chi sogni di diventare in futuro?
«Mi piacerebbe lavorare nel settore della nutrizione, in particolare nei reparti di ricerca delle aziende per rendere i prodotti salutari e vantaggiosi per l’organismo umano».
Thomas Trenchi
(Pubblicato sul quotidiano Libertà)